Dervio deve la sua particolare forma a conoide al Varrone, torrente che taglia in due il paese stesso e che nasce dall'omonima Valvarrone. Durante il suo incessante corso ha eroso e trasportato sedimenti rocciosi, i quali si sono pian piano adagiati sul fondo del lago, fino a formare la penisola derviese. Oltre alle frazioni più importanti, sono presenti altre località montane, quali: Pianezzo, Mai, Monte, Pratolungo e Vignago; inoltre da Dervio parte la strada provinciale della Valvarrone (SP67) che permettette di raggiungere Lavadee ed il Rifugio Roccoli Lorla, da cui parte il sentiero per il Monte Legnone, che con i suoi 2.609 m d'altezza è la cima più alta della provincia di Lecco e del settore più occidentale delle Alpi Orobie.
Origini del nome
Il toponimoDervio si ritiene possa derivare dalla radice celticaDerw o Dervo che significa quercia, forse per la presenza di querce sacre[7][8]. L'ipotesi ottocentesca di un'origine greca da Delfo, attraverso il latino, pur basata su un passo di Strabone[9], è oggi ritenuta inattendibile per l'assenza di testimonianze dell'uso di Delphum prima del XVII sec.[7][10][11]
La prima citazione del nome è in un testamento conservato dall'Archivio di Stato di Milano; fu redatto il 3 marzo 814, con cui Rotprando lasciò alcuni beni all'oratorio di San Quirico (oradorio Sancti Quirici in Derve positur). Nel documento sono citati anche una chiesa di San Pietro, forse la parrocchiale di Dervio, e alcuni beni a Dorio (citato come Dauri).[12]
Nonostante i tentativi di sottrarle le proprietà, Chiara Sforza ne mantenne il controllo fino alla morte (1530); invece già nel 1533 gli eredi Fregoso preferirono cedere Dervio e gli altri feudi della Riviera agli Sfondrati, che ne furono feudatari fino al 1788.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR del 20 ottobre 1998.[15]
«Di rosso, al castello di argento, murato di nero, merlato alla guelfa, formato dalle due torri riunite dalla cortina di muro, le torri merlate di tre, finestrate di uno di nero, chiuse con piccola porta, dello stesso, la cortina merlata di quattro merli e di due semimerli, questi uniti alle torri, chiusa con grande porta di nero. Ornamenti esteriori da Comune.»
(D.P.R. del 30 novembre 1998)
È raffigurato in forma ideale il castello di Orezia, in realtà costruito solo da una torre tardomedievale fortificata, che era permetteva il controllo della strada della Valvarrone.
Al 1º gennaio 2016 erano residenti 171 cittadini stranieri (77 provenienti da paesi africani, 66 da paesi europei, 20 da paesi del continente americano, 14 da paesi asiatici). I paesi più rappresentati sono il Marocco (55) e Albania (21).[25]
La biblioteca comunale, attiva dal 1977, dal 2011 ha sede nell'ex palazzo comunale in piazza IV Novembre.[28] È parte del Sistema Bibliotecario Lecchese.
Sono presenti una scuola primaria e una scuola media.
Eventi
Festival Internazionale Cinema d'Animazione e Fumetto (dal 1999)[29]
Ritorno a Corenno (dal 2015), manifestazione con esposizione di presepi e per la riscoperta delle vecchie abitazioni del borgo medioevale di Corenno Plinio.
Geografia antropica
Suddivisioni storiche
La frazione di Corenno Plinio costituì comune autonomo tra la prima metà del XV secolo e il 1927 (venne riunito a Dervio anche per un breve periodo di tempo dal 1806, durante il dominio napoleonico).
I nuclei abitati primitivi della piana principale furono quelli delle località Borgo[30] (abitazioni attorno alla chiesa prepositurale), Castello (nucleo fortificato a monte),[30]Villa[30] (abitato di origine rurale,[30] corrispondente all'attuale via Armando Diaz) e Balma (poche costruzioni ai lati dell'attuale via Duca d'Aosta). Durante il Medioevo il Borgo aveva una fortificazione citata nelle cronache della guerra decennale, ma non ne resta alcuna traccia.[30]
Nel corso del Novecento con la progressiva urbanizzazione della piana venne meno la netta suddivisione tra i nuclei storici.
In località Monastero era presente dal XIV secolo un monastero degli Umiliati[31], dedicato a San Clemente[31]. Con la soppressione dell'ordine nel 1571, l'edificio venne venduto a privati e subì numerose trasformazioni[32].
«Vedete cotesto paesello sporgente sur un promontorio, ed ivi una casa bianca, elevata? È Dervio, e dov’è quella casa stava un monastero di Umiliate.»
Fino alla metà del XIX secolo nel territorio derviese erano presenti vigne, oliveti, coltivazioni di gelsi e allevamenti di alcuni bovini. Diffusa era anche la pesca dell'agone, pratica che proseguita anche nel Novecento, ma in modo ridotto.[33]
Settore secondario
Come in altri centri della zona, per secoli fu presente la lavorazione della lana, attività promossa dagli Umiliati del monastero di San Clemente[31].
Negli anni 1870 iniziarolo la propria attività alcune industrie cartarie, nonché la Ferriera della Società Metallurgica. Quest'ultima impresa venne successivamente sostituita dalla ditta Redaelli, che prima del 1925 arrivò ad avere oltre ottocento operai.[31]
Nell'ultimo quarto del Novecento, le attività industriali derviesi subirono una consistente flessione.[31]
Uno sviluppo turistico locale si ebbe a partire dagli anni 1980[31].
Nel 2016, Legambiente e Touring Club Italiano hanno attribuito 4 vele (su un massimo di 5) alle spiagge di Dervio nella Guida Blu, riconoscimento assegnato per il nono anno consecutivo.[34]
Nel 1902 venne fondata a Dervio l'Unione Sportiva Derviese che, dopo un periodo di inattività durante la Prima Guerra Mondiale, venne ricostituita nel 1921.[36] Oggi sono presenti le sezioni relative a Atletica, Calcio, Ciclismo, Pallacanestro e Pallavolo.[37]
Sono presenti circoli velici e scuole di vela. La posizione della piana permette inoltre l'attività di windsurf e di kitesurf.
^ Guerrino Viglienghi, La probabile origine del nome Dervio, in Rivista Archeologica dell'Antica Provincia e Diocesi di Como, vol. 1970-1973, pp. 485-492.
^ Guerrino Viglienghi, Ancora a proposito del nome Dervio, in Rivista Archeologica dell'Antica Provincia e Diocesi di Como, vol. 1974-1975, pp. 143-147.
^{{{1}}}, [[#CITEREF{{{1}}}|Dervio. Il territorio e la storia]]
^ Andrea Castagnetti (a cura di), S. Cristina di Corteolona, in Inventari altomedievali di terre, coloni e redditi, Roma, 1979, p. 38. URL consultato il 22 maggio 2022.
Vittorio Adami, Varenna e Monte di Varenna. Saggio di storia comunale, Milano, 1927.
Dino Brivio, Dervio, in Itinerari lecchesi sul lago della 36, Lecco, Stampa Grafiche Stefanoni, Edizione della Banca popolare di Lecco, 1984, pp. 113-163.
Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991.
Annalisa Borghese, Dervio, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, pp. 197-198.
AA.VV., Una chiesa tra lago e montagne - A Giovanni Paolo II, Como-Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1996.
Angelo Borghi, Il lago di Lecco e le valli, Lecco, Cattaneo Paolo Grafiche, 1999, pp. 185-196, ISBN8886509375.