Sono numerosi i reperti romani trovati nel territorio di Stabio. Il più importante è la necropoli romana e longobarda che si trova in località San Pietro[1]; allo stesso periodo, il I secolo, risale anche la stele funeraria esposta alle spalle del municipio[2]e dedicata a Caio Virio Vero[senza fonte].
A questi reperti nel XIX secolo si aggiunsero alcune placche in bronzo dorato longobarde, provenienti dal reperto detto Scudo di Stabio e trovate in località Alla Vigna. Negli anni 1830 furono trovati inoltre diversi oggetti preziosi che oggi non sono più a Stabio[3]: una croce equilatera in oro e alcuni orecchini di tradizione bizantina[4].
Una seconda necropoli, questa volta longobarda[5], fu trovata nel 1999[1] in località Barico: si tratta di sei tombe, una delle quali conserva l'ampio corredo di un guerriero, del quale fanno parte la punta di una lancia, una cesoia, due coltelli, alcuni frammenti (di una croce in oro, di un pettine in osso e di una cassetta), una spada e parte del suo fodero, uno scramasax, una tracolla e una cintura, un umbone, un gancio, l'impugnatura di uno scudo, uno sperone e alcune linguette. L'abbigliamento e le armi del guerriero, sottoposti a radiografia e tomografia all'ospedale di San Giovanni a Bellinzona e poi studiati al Museo Nazionale Svizzero di Zurigo, è composto di lino filato, lana, vello ovino o caprino, fusaggine, ontano, quercia e pioppo[6].
Cimitero, con la Tomba di Natale Albisetti, la scultura Arnold von Melchtal assieme al padre (1923) e il bassorilievo Ritratto di don Giacomo Perucchi di Vincenzo Vela[senza fonte];
Croci della processione delle Rogazioni[senza fonte].
Sede della Fondazione Realini in via dei Bagni, eretta nel 1856 in stile neoclassico; originariamente[senza fonte] la struttura ospitava delle terme[1];
Nel 2010 nel paese abitavano 4345 persone, per lo più di nazionalità svizzera[senza fonte] (3330, il 76,9%) e italiana (742, il 17,1% del totale e il 74,2% degli immigrati). La popolazione ha una lieve prevalenza femminile, con 2208 donne a fronte di 2122 uomini. L'evoluzione demografica è riportata nella seguente tabella[1]:
Museo della civiltà contadina del Mendrisiotto, aperto nel 1981[1].
Infrastrutture e trasporti
Posto sul confine con l'Italia, Stabio ospita i valichi di frontiera di Rodero e di Gaggiolo (quest'ultimo servito dalla strada H394/N24).
Il comune è dotato dell'omonima stazione, un tempo parte della ferrovia di Valmorea, aperta nel 1926 e soppressa nel 1928 come relazione internazionale; la linea in territorio svizzero rimase attiva come raccordo industriale. Nel 2008 iniziarono i lavori di realizzazione della nuova ferrovia Mendrisio-Varese: i lavori sul lato elvetico vennero conclusi come da cronoprogramma, con la riapertura della tratta Stabio-Mendrisio al traffico viaggiatori il 15 dicembre 2014. Il cantiere italiano procedette con maggiore lentezza: la linea Varese-Mendrisio fu inaugurata nella sua totalità il 22 dicembre 2017[11]: il servizio passeggeri regolare iniziò il 7 gennaio 2018[12].
Amministrazione
Ogni famiglia originaria del luogo fa parte del cosiddetto comune patriziale e ha la responsabilità della manutenzione di ogni bene ricadente all'interno dei confini del comune.
Sport
Nel comune hanno sede la squadra di calcio dilettantistica Football Club Stabio, la società federale di ginnastica SFG Stabio e lo Sci Club Stabio, attivo dal 1979[13].
^statuto, su sciclubstabio.ch. URL consultato il 14 marzo 2020.
Bibliografia
Giovanni Sarinelli, La Diocesi di Lugano. Guida del clero, La Buona Stampa, Lugano 1931, 96-97.
Giuseppe Martinola (a cura di), Invito al Mendrisiotto, Lions Club del Mendrisiotto, Bellinzona 1965, 18-22.
Virgilio Gilardoni, Il Romanico. Catalogo dei monumenti nella Repubblica e Cantone del Ticino, La Vesconta, Casagrande S.A., Bellinzona 1967, 24, 36, 37, 186, 226, 378, 435, 563-566.
Giuseppe Martinola, Inventario d'arte del Mendrisiotto, v. I, Edizioni dello Stato, Bellinzona 1975, 502-534.
Carlo Speziali, I fatti di Stabio del 22 ottobre 1876. Commemorazione del centenario, Arti grafiche A. Salvioni e Co. S. A., Bellinzona 1977.
Bernhard Anderes, Guida d'Arte della Svizzera Italiana, Edizioni Trelingue, Porza-Lugano 1980, 351-353.
Emilio Motta, Effemeridi ticinesi, ristampa Edizioni Metà Luna, Giubiasco 1991.
Flavio Maggi, Patriziati e patrizi ticinesi, Pramo Edizioni, Viganello 1997.
Carlo Bertelli, Gian Pietro Brogiolo (a cura di), Il futuro del Longobardi. L'Italia e la costruzione dell'Europa di Carlo Magno, catalogo della mostra al Museo di Santa Giulia, Brescia 2000.
Rossana Cardani Vergani, Heidi Amrein, Valentin Boissonas, L'ultimo guerriero longobardo ritrovato a Stabio TI, in Archeologia svizzera, numero 26, 2003.
Costanza Pastore, La dispersione del patrimonio archeologico di Stabio, in Rossana Cardani Vergani, Sergio Pescia (a cura di), Stabio antica. Dal reperto alla storia, Comune di Stabio, Armando Dadò editore, Locarno 2006.