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Umberto Masotto

Umberto Masotto
NascitaNoventa Vicentina, 23 novembre 1864
MorteAdua, 1 marzo 1896
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
CorpoArtiglieria
SpecialitàArtiglieria da campagna
Unità22º Reggimento Artiglieria da campagna
Reparto4ª Batteria
Anni di servizio1840 - 1896
GradoCapitano
ComandantiMatteo Albertone
GuerreGuerra di Abissinia
BattaglieBattaglie di Agordat
Battaglia di Adua
Comandante di4ª Batteria "Siciliana"
Decorazionivedi qui
Frase celebre"Se verrà un momento di dubbio e vi vedrete in pericolo, guardatemi in faccia; se vi accorgete ch'io ho paura, scappate pure, io vi autorizzo"[1]
dati tratti da I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro[2]
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Umberto Masotto (Noventa Vicentina, 23 novembre 1864Adua, 1º marzo 1896) è stato un militare italiano, primo artigliere da campagna insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria per il coraggio dimostrato durante la battaglia di Adua.

Biografia

Nacque a Villa Manin Cantarella, al tempo di proprietà della famiglia Masotto, il 23 novembre 1864,[2] da Giacomo e da Anna Giusti. Dopo aver frequentato quale convittore la Scuola tecnica di Arzignano, attratto dalla carriera delle armi, fu allievo del Collegio Militare di Milano dal 1878 al 1882 e della Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino. Il 27 agosto 1884, a soli venti anni, fu promosso sottotenente di artiglieria e successivamente frequentò per due anni la Scuola di Applicazione dell'arma di Torino. Il 1º luglio 1886 ebbe la promozione a Tenente e fu destinato al 16º Reggimento artiglieria da campagna: chiese di far parte del Corpo di Spedizione in Africa per combattere le guerre coloniali sotto il Regno d'Italia, comandato dal generale Di San Marzano e partì nel marzo 1887 per Massaua con il corpo di spedizione coloniale al comando del Colonnello Saletta, di cui facevano parte anche due sezioni di artiglieria da montagna.[3]

Passato alle dipendenze del Capitano Ciccodicola, con lui formò la batteria indigena da montagna costituita il 3 ottobre 1888. Nel 1889 con la Batteria "Indigeni" partecipò all'occupazione di Asmara e alle operazioni condotte dal generale Orero su Adua dal 15 gennaio al 9 febbraio 1890 e alle battaglie di Agordat del 21 dicembre 1893 ove si meritò[4] la Medaglia di bronzo al valore militare.[2]

Le testimonianze comparse sul "Corriere della Sera" e sugli altri quotidiani del tempo tratteggiano una personalità calda[5] e umana. Dopo sette anni d'Africa e molti servigi speciali resi (carte topografiche, soprintendenza di piantagioni, trasporto di cannoni da Massaua ai forti, ecc.), lo avevano lasciato rimpatriare senza farlo nominare Cavaliere.[6]

Rimpatriato[2] dopo sette anni di servizio in Eritrea per eccedenza di organico, fu promosso Capitano e destinato al 22º Reggimento artiglieria da campagna[2] di Messina nell'agosto 1894, poiché proprio in quell'anno in quel reggimento fu costituita una batteria da montagna, che si riteneva necessaria per le zone montuose della Sicilia. Quando, sul finire del 1895, quella batteria si sdoppiò e le due batterie partirono per l'Africa, il Masotto comandava la 4ª batteria della Brigata da Montagna agli ordini del maggiore De Rosa, chiamata "batteria siciliana", poiché era stata formata con ufficiali e soldati siciliani, quasi tutti montanari. Così Umberto Masotto ritornava in Africa per la seconda volta, dopo che l'esercito etiopico aveva annientato il battaglione di Toselli all'Amba Alagi e dopo l'assedio di Macallé.

Battaglia di Adua

Il 1º marzo 1896 si svolgeva la battaglia di Adua, dove apparve l'eroico comportamento degli Artiglieri da Montagna e delle Batterie da Montagna indigene, che, facendo parte della Brigata di artiglieria del Maggiore De Rosa, combatterono con la colonna del Generale Albertone: formata interamente da battaglioni eritrei, era composta di quattro batterie di artiglieria: due indigene e le due cosiddette "siciliane", comandate rispettivamente dai capitani Bianchini e Masotto.[7] La colonna marciò rapidamente fino a superare l'obiettivo indicato, andò oltre e giunse nelle vicinanze dell'accampamento abissino: quel giorno gli Abissini erano più di centomila e il nostro corpo di spedizione contava appena diciottomila uomini. La colonna, che si era allontanata per un fatale equivoco dal Raja verso il Semaiata, trovandosi isolata dalle altre due, fu assalita dagli Abissini proprio nel momento in cui le due batterie stavano sfilando su un disagevole sentiero montuoso: la lotta infuriò subito tremenda; le orde nemiche avanzavano urlando e la confusione era aggravata da una nube di fumo che si alzava dalle stoppie incendiate dai colpi dell'artiglieria nemica. Per un po' sembrò che le quattro batterie fossero riuscite a respingere gli avversari, ma questi ritornarono all'attacco più numerosi di prima: fu necessario, da parte del Generale Albertone, dare l'ordine della ritirata ai resti dei battaglioni eritrei, ma non a tutti, poiché alle due batterie "siciliane" fu ordinato di rimanere sul posto, di sparare fino all'ultimo colpo e di sacrificarsi per coprire la ritirata.[7]

Il Capitano Masotto rimase con i suoi artiglieri e fu intrepido durante la strenua lotta a protezione di reparti di fanteria in ritirata: quando ogni speranza era ormai perduta, volle con sereno coraggio sacrificare la sua vita; cadde così su un cannone, con la pistola nella destra, trafitto dalle lance e dagli sciaboloni degli Abissini. Le circostanze del suo sacrificio dovettero essere eccezionali, se pensiamo che delle quattro batterie morirono tredici ufficiali su quindici, compresi lo stesso Maggiore De Rosa e i quattro Comandanti di batteria, e che di questi soltanto tre ebbero la Medaglia d'oro, fra cui Umberto Masotto. Testimoni ricordano che la notte precedente aveva detto ai suoi al campo di Saurià: "Se verrà un momento di dubbio e vi vedrete in pericolo, guardatemi in faccia; se vi accorgete ch'io ho paura, scappate pure, io vi autorizzo". "Ed è rimasto - continua il Mercatelli - e con lui i suoi ufficiali e i suoi soldati, che gli volevano tanto bene. I quattordici cannoni, dopo aver sparato tutti i colpi, sono stati abbandonati al nemico, ma inservibili. Nel momento supremo vennero da pochi superstiti levati gli anelli e i piatti di forzamento e, dispersi giù per i burroni, non sono stati ritrovati". Così si chiudeva la tragica ed eroica vicenda del capitano Umberto Masotto: alla memoria del valoroso ufficiale fu concessa la Medaglia d'oro al valor militare con R.d. 11 marzo 1898.[2] All'eroica figura del militare è stato intitolato anche l'Istituto Tecnico Commerciale di Noventa Vicentina.[8]

Monumenti commemorativi

Pochi mesi dopo la battaglia di Adua fu deciso (su iniziativa del deputato messinese Nicola Fulci) di erigere un monumento alla memoria delle due batterie "Siciliane": l'incarico fu affidato allo scultore Salvatore Buemi di Novara di Sicilia. Il gruppo bronzeo fu modellato a Roma nel 1896 e poi fuso a Torino: alla base del monumento furono affisse due lapidi commemorative con i nomi degli artiglieri caduti, comandati dai capitani Masotto e Bianchini .[9]

  • Monumento alla Batteria Masotto, inaugurato a Messina il 20 settembre 1899 dal re Umberto I
  • Forte Polveriera, posto sulle alture di Curcuraci, assunse nel novembre 1935 la denominazione di “Forte Masotto”
  • Lapide commemorativa presso il parco di Villa Manin Cantarella
  • Lapide commemorativa inserita nella facciata sud di Villa Manin Cantarella
  • Lapide commemorativa presso Villa Barbarigo (Noventa Vicentina)
  • Lapide commemorativa a Rovereto

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante della 4' batteria da montagna, si distinse durante tutto il combattimento nel dirigere con intelligenza ed efficacia singolari, il fuoco della propria batteria. Sereno ed imperterrito sacrificò eroicamente la propria vita e quella dei suoi per rimanere sino all'ultimo in batteria a protezione delle altre truppe. Adua (Eritrea), 1º marzo 1896[10]
— Regio Decreto 11 marzo 1898[11]

Note

  1. ^ Testimoni ricordano che la notte precedente aveva detto questa frase ai suoi al campo di Saurià
  2. ^ a b c d e f Bianchi, Cattaneo 2011, p.78.
  3. ^ Una delle quali era comandata dal tenente Umberto Masotto.
  4. ^ Per essere riuscito a salvare un cannone trascinandolo per 200 metri.
  5. ^ "... Alto, maturo, tutti nervi e vivacità. Veneto, conservava marcatissimo l'accento della provincia nativa. Per il suo buon umore e le maniere franche, era ricercato dappertutto: i compagni lo nominavano sempre direttore di mensa. I superiori, cominciando dal Baratieri e da Arimondi, gli volevano bene .. "
  6. ^ "No me ne importa gnente - diceva - ma quando penso che xe sta fati cavalieri parfìn degli indigeni, come Adam Aga!"
  7. ^ a b Bianchi, Cattaneo 2011, p.79.
  8. ^ Il Consiglio Comunale di Noventa Vicentina VISTA la nota nr. 387 del 20 luglio 1963 del Preside dell'Istituto tecnico commerciale Ambrogio Fusinieri - sezione staccata di Noventa Vicentina, con la quale si chiede il parere di questa Amministrazione comunale circa l'intitolazione al nome del cittadino noventano "Umberto Masotto", Medaglia d'oro al valore militare, del predetto Istituto divenuto Istituto autonomo con decorrenza 1º ottobre 1962, VISTO il verbale del Consiglio dei Professori del nuovo Istituto autonomo, RITENUTO di far propria la motivazione suddetta e di intitolare il primo Istituto di Scuola Media Superiore al nome del grande "Eroe" Noventano; a voti unanimi e palesi espressi per alzata di mano, DELIBERA di intitolare il nuovo Istituto Tecnico Commerciale Statale di Noventa Vicentina, già funzionante fin dal 1º ottobre 1962 quale sede autonoma dell'Istituto Tecnico Commerciale, al nome del grande concittadino Medaglia d'oro al valor militare "Umberto Masotto'".
  9. ^ Nei primi giorni di ottobre, il Ministro della Real Casa, inviò, a nome del Re, ai membri del Comitato prodigatisi per la realizzazione del Monumento agli eroi di Adua, la nomina di Cavalieri della Corona d'Italia. Ecco la lettera inviata a ciascun membro del Comitato: “Monza, 28 settembre 1899. Sua Maestà il Re, informato della distinta parte avuta da S. V. Ill.ma. nel preparare l'omaggio reso alla Città di Messina all'eroismo e al sacrificio della Batteria Masotto e Bianchini, desiderando che Ella abbia un ricordo della recente inaugurazione del patriottico monumento eretto in onore dei valorosi caduti, ed una testimonianza speciale della Sovrana considerazione e benevolenza, degnatasi nominarla di motu proprio Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia. Per incarico di S. M. il Re trasmetto a V. S. le insegne del grado e, riservandomi di farle avere quanto prima il relativo diploma Magistrale, le offro Signor Cavaliere gli atti della mia distinta osservanza. Il Reggente il Ministero della Real Casa, Tenente Generale Ponzio Vaglia
  10. ^ Qurinale scheda
  11. ^ Bollettino Ufficiale 1898, pag.134.

Bibliografia

  • Andrea Bianchi, Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Andrea Bianchi, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Medagliere, Associazione Nazionale Alpini, 2012, ISBN 978-88-902153-2-2.
  • Turiddu Busato (a cura di), Masotto, l'Oro degli Alpini, Sossano (VI), Giovani Editori di Sossano, 1981.
  • Luigi Goglia, Fabio Grassi, Il Colonialismo italiano da Adua all'Impero, Bari, Editori Laterza, 1981.

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