Volpago - o, più precisamente, la sua chiesa - è citata per la prima volta nel 1297: Plebes S. Marie de Bolpago[4].
Una paraetimologia popolare crede significhi "paese delle volpi", ma la teoria più probabile lo ritiene un prediale legato a un Vulpius, con suffisso aggettivale -acus[5][4]. Un'ulteriore ipotesi, riprendendo l'antica forma Bolpagus, individua la radice bol-, di origine tardo-barbarica e significante "terra rossa", e un suffisso -pagus che in latino indica una piccola circoscrizione territoriale, ovvero un villaggio; Volpago starebbe quindi a significare "paese della terra rossa", cosa confermata dalle caratteristiche geologiche del territorio[6].
La specifica "del Montello", riferito agli eventi della prima guerra mondiale, è stato aggiunto con R. D. del 24 maggio 1925 n. 1105[4].
Storia
Le civiltà antiche hanno lasciato consistenti tracce in tutto il territorio. Si tratta di reperti risalenti alla preistoria, al periodo dei castellieri, ai Paleoveneti e ai Romani. A questi ultimi si deve anche la disposizione di strade e fossati, orientati in direzione nordovest-sudest e sudovest-nordest, secondo la centuriazione del municipium di Tarvisium.
Nel basso medioevo Volpago diventa capopieve, mentre a Selva viene costruito un castello dei nobili Vidoti (o Guidoti). Nel XIV secolo seguì le sorti di Treviso e fu annessa alla Serenissima.
Durante il dominio veneziano, si diffuse stabilità e relativo benessere grazie all'interessamento di alcune famiglie nobili che investirono sull'agricoltura e sulla sericoltura. L'accesso al sovrastante Montello, invece, era vietato, poiché il suo bosco era sfruttato esclusivamente dall'Arsenale.
Alla caduta della Repubblica seguì uno sconvolgimento dei sistemi rurali, politici e religiosi sostituiti dai comuni. Volpago passò poi con tutto il Veneto al Regno Lombardo-Veneto per essere poi unito al Regno d'Italia.
Nel 1870, il comune fu uno dei primi ad essere industrializzato, grazie all'attività dei Gobbato. Alle ville di questa famiglia furono annessi una filanda e uno stabilimento bacologico che diedero lavoro a centinaia di persone provenienti anche dai paesi vicini. Tuttavia, ciò non servì a frenare la diffusa povertà, che provocò una massiccia emigrazione verso l'estero, specialmente in Sudamerica.
In prossimità del fronte del Piave, Volpago si ritrovò in prima linea durante la Grande Guerra, che infuriò soprattutto lungo il versante settentrionale del Montello.
Degli eventi tra le due guerre, da ricordare vi è la Tromba del Montello del 24 luglio 1930, una tromba d'aria che provocò morte e distruzione e danneggiò gravemente la chiesa di Selva.
Durante il secondo conflitto, Volpago vide cadere molti suoi cittadini in guerra, e molti furono pure i tragici rastrellamenti nazi-fascisti.[6]
Dal dopoguerra ad oggi
Lo sviluppo socio economico del territorio di Volpago fu fortemente caratterizzato fino agli anni sessanta da grandi ondate migratorie che diedero la possibilità, per coloro che restarono, di ricevere le rimesse dai concittadini all'estero, fondamentali per investire nelle imprese e contribuire al miracolo economico che travolse l'Italia nel dopoguerra.
Le prime emigrazioni verso l'Europa centrale e il Nord America furono ben presto sostituite da numerose iniziative private piccolo imprenditoriali che fecero uscire il paese dalla realtà rurale. Impressionante fu, negli anni 60-80, il numero di laboratori a conduzione familiare, che produssero un diffuso benessere. La lavorazione degli indotti di grosse realtà industriali tessili, scarpe sportive e attività conserviere costituirono una fonte di occupazione e di guadagno assai generalizzato. La crisi socio-economica dei primi anni '90 ha ridimensionato questa organizzazione non più coerente con le diverse strutture della nuova economia. Attualmente a parte alcune iniziative imprenditoriali, la popolazione ha trovato altre fonti di reddito che permettono un tenore di vita abbastanza buono. Se Volpago infatti, anni fa, poteva essere conosciuto per i suoi insediamenti industriali, ben altre sono attualmente le sue attrattive.[6]
Volpago è anche una terra di cultura e di uomini d'ingegno. L'ing. Ugo Gobbato (1888-1945) diresse l'Alfa Romeo impedendo ai nazisti di trasferire la casa automobilistica e i suoi materiali in Germania. Grandi artisti di Volpago sono Ottorino Stefani (1928-2016), pittore e poeta di fama nazionale, che ha dedicato gran parte dei propri capolavori alle terra natia ed Island Guizzo (1915-1987), pittore deportato nei lager, operante a Roma accanto a grandi personalità come Giorgio De Chirico. La nostra terra è anche aggraziata da numerose opere architettoniche di straordinaria bellezza: nella frazione di Selva vi sono la quattrocentesca Villa Priuli-Barea, la cinquecentesca barchessa di ca' Marcello, la chiesa che ospita le storie di Mosè dei Guardi, Tintoretto e Paolo Veneziano, il più illustre pittore del Trecento veneto; a Volpago si trovano Villa Saccardo ( XVI secolo) e l'ex convento dei Nonantolani e casa Fiorentin, del 1902, unico esempio di architettura Stile Liberty. Terra di cultura, Volpago vede negli ultimi tempi una grande rinascita culturale, un rifiorire di attività ed eventi culturali su iniziativa pubblica e privata, con mostre, manifestazioni, concerti, spettacoli, proiezioni e visite, che ottengono sempre più importanti e riconosciuti successi.
Simboli
Lo stemma del comune di Volpago del Montello è stato concesso con regio decreto del 5 settembre 1929.[7]
«Di rosso, al monte di verde, movente dalla punta, cimato da un albero di quercia al naturale, accollato da un ramo di vite pampinoso e fruttato d'oro, con due volpi al naturale, rampanti alle falde del monte. Ornamenti esteriori da Comune.»
Chiesa Parrocchiale di Selva: Selva possedeva una delle chiese più ricche d'opere d'arte di tutta la diocesi trevigiana. Venne distrutta da una tromba d'aria nel 1930.
Il nuovo tempio vasto ed imponente, di linee architettoniche sobrie ed eleganti, fu progettato dall'architetto F.Scudo.
Recentemente, dopo essere state restaurate ad opera della fondazione Cassamarca, sono state ricollocate nella chiesa 6 grandi tele, opere di Giannantonio Guardi, Francesco Guardi e Francesco Fontebasso, rappresentanti storie di Mosè.
Santuario S.Maria della Vittoria: costruito dopo la vittoria del 1918, anch'esso su progetto dell'arch. Fausto Scudo, come chiesa parrocchiale della comunità montelliana che si andava va sviluppando all'interno del bosco Montello.
Chiesa del Belvedere: inizio sec. XX, su progetto dell'ing. Ignazio Saccardo.
Municipio: già villa residenziale di uno dei due rami della famiglia Gobbato.
Poco discosto sorgeva lo stabilimento bacologico.
Ca' Duodo: a Martignago, quasi lambita dalla Brentella, spicca nel verde Ca' Duodo, ora Schippa, elegante nella sua veste originale, dopo l'accurato restauro.
Villa Gobbato: era la villa originaria della famiglia Gobbato.
Oltre il parco si articolava il lungo edificio della filanda, una della più produttive di tutta la Provincia.
Casa Dal Zotto: costruzione dalle originarie linee gotico-veneziane di notevole interesse, modificata durante una radicale ristrutturazione avvenuta fra la fine del XIX e inizi XX secolo, probabilmente dopo un lungo periodo di abbandono che comportò gravi crolli dovuti all'incuria, quando furono inseriti alcuni elementi architettonici dal gusto revival, come l'ampio ballatoio e due bifore. Al suo interno sono comunque presenti ampie superfici affrescate, che riportano motivi floreali, frutta e festoni sorretti da putti.
Fu notata anche dall'attento scrittore Giovanni Comisso che la portò come esempio di architettura rurale veneta.
Villa Spineda, Gasparini, Loredàn: si trova nella frazione di Venegazzù la settecentesca villa palladiana rilevata prima dal Gruppo Benetton, poi da Veneto Banca e successivamente dal gruppo bancario Intesa Sanpaolo, è stata completamente restaurata con progetto degli architetti Afra e Tobia Scarpa e del prof. Mora, ma non ne ha previsto l'utilizzo e viene saltuariamente concesso anche il parco per eventi pubblici.[8].
È uno dei pochi esempi del palladianesimo settecentesco in provincia di Treviso.
Il progetto iniziale dell'architetto bassanese Giovanni Miazzi (1699-1797) che ne condusse a termine la realizzazione, fu ampiamente rivisto e corretto da Francesco Maria Preti (1701-1774). Il complesso presenta un imponente edificio dominicale, che si sviluppa attorno al pronao centrale, affiancato da due ariose barchesse.
Il giardino che precede la facciata è tutto circondato da una peschiera, mentre quello retrostante si spinge alle pendici del Montello. Villa Spineda fu residenza del sen. Jacopo Gasparini, governatore d'Eritrea e Ambasciatore nello Yemen.
Barchessa Loredan: imponente barchessa, di inconfondibile stile settecentesco, superstite di una più ampia residenza di campagna, distrutta agli inizi del XIX secolo. Di bellezza straordinaria è il parco naturale che si stende ai suoi piedi.
Villa Priuli, Barea: complesso architettonico ottenuto dall'ampliamento di un palazzetto cinquecentesco.
Aree naturali
Il Montello
Il Consorzio del Bosco Montello ha messo a disposizione la mappa del percorso della pista ciclabile "La Tradotta" con l’elenco dei nodi e delle vie intersecate.
[9]
Lo sviluppo socio-economico del territorio di Volpago è stato fortemente caratterizzato fino agli anni '60 da grandi ondate di emigrazione che hanno dato a chi è rimasto la possibilità di ricevere rimesse dai concittadini all'estero, indispensabili per investire nelle imprese e contribuire al miracolo economico che ha travolto l'Italia dopo la guerra. Le prime emigrazioni verso l'Europa centrale e il Nord America furono presto sostituite da numerose iniziative di piccole imprese private che portarono il Paese fuori dalla realtà rurale. Il numero di laboratori a conduzione familiare che hanno prodotto una prosperità diffusa è stato significativo tra gli anni '60 e '80. Le lavorazioni dell'indotto delle grandi industrie tessili, delle calzature sportive e delle attività conserviere costituivano una fonte molto generale di occupazione e reddito. La crisi socio-economica dei primi anni '90 ha ridotto questa organizzazione che non è più coerente con le diverse strutture della new economy. Attualmente, a parte alcune iniziative imprenditoriali, la popolazione ha trovato altre fonti di reddito che consentono un discreto tenore di vita. Anche se Volpago potrebbe essere stato noto per i suoi insediamenti industriali anni fa, le sue attrazioni sono attualmente molto diverse.[10]
Al 31 dicembre 2022 gli stranieri residenti nel comune erano 566, ovvero il 5,6% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[12]:[13]
^abc Carla Marcato, Volpago del Montello, in Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, Garzanti, 1996, p. 714, ISBN88-11-30500-4.
^ Francesco Ferrarese, Elementi di toponomastica (PDF), su Montello, Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna, 2005, p. 102. URL consultato il 29 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2007)..
^abcStoria del Comune, su Comune di Volpago del Montello. URL consultato il 7 aprile 2022.