24 Ore di Le Mans 1982
La 24 Ore di Le Mans 1982 è stata il 50º Grand Prix d'Endurance e si è svolta il 19 e 20 giugno 1982. La gara era valida anche come quarto appuntamento del Campionato mondiale Endurance 1982. ContestoPer la stagione agonistica 1982 la FIA aveva introdotto una nuova classificazione dei Gruppi che vedeva i nuovi N, A, B e C sostituire i vecchi Gruppo 1, 2, 3, 4, 5 e 6 e per quell'anno le nuove auto avrebbero preso punti per il campionato costruttori, mentre quelle appartenenti ai vecchi raggruppamenti avrebbero preso punti solo per il neonato campionato piloti. Alla maratona francese partecipano vetture GT e sportprototipi, quindi erano ammesse auto appartenenti ai Gruppi B e C oppure 4, 5 e 6. Erano inoltre ammesse le vetture Granturismo che rispettavano i regolamenti dell'IMSA: GTO e GTX. La Porsche aveva varato la sua nuova auto per il Gruppo C, la 956, progettata per rinverdire i fasti della 936 dominatrice della fine degli anni settanta e l'aveva iscritta alla 6 Ore di Silverstone (la seconda gara del mondiale Endurance) e testata a fondo al banco prova e sul Circuito Paul Ricard con lo scopo di svilupparla al meglio ed eliminarne i difetti di gioventù; una volta deliberata la versione a bassa resistenza aerodinamica aveva costruito i tre telai per questa gara, tenendo come vettura di scorta l'esemplare che aveva sottoposto allo sviluppo ed aveva esordito nella gara inglese.[1][2]. La squadra ufficiale Porsche si affidò a un gruppo di piloti veloci ed esperti: Jacky Ickx e Derek Bell sulla vettura numero 1, Jochen Mass e Vern Schuppan sulla numero 2 e gli americani Hurley Haywood e Al Holbert sulla terza. Jürgen Barth fu iscritto come terzo pilota su tutte e tre le vetture, ma in realtà si mise al volante solo della terza[1]. Gli avversari più accreditati dello squadrone tedesco erano i piloti della Squadra Lancia Corse, che schierò le sue LC1 nella versione con il muso convesso dotato di fari e con un'ala posteriore specifica, configurazione dotata di minore deportanza e maggior penetrazione, alla ricerca della velocità massima sul lunghissimo rettilineo dell'Hunaudières. Nonostante lo svantaggio di potenza, gli italiani non erano soggetti alle limitazioni di consumo che caratterizzavano le vetture di Gruppo C, costrette a un ritmo di gara conservativo ed un peso di 150 kg circa inferiore (per regolamento 700 kg contro 850 kg), oltre a maggiori libertà per l'aerodinamica e l'effetto suolo. Gli equipaggi Lancia erano composti da Patrese/Ghinzani/Heyer sulla vettura nº50 e Alboreto/Fabi/Stommelen sulla vettura nº51. Aveva l'obiettivo di vincere anche la Zakspeed, che schierava le Ford C100 ufficiali, vettura che aveva esordito l'anno prima a Brands Hatch con Alain De Cadenet e Desirè Wilson, ma poi passata per decisione della casa americana in gestione alla filiale tedesca che aveva fatto apportare molte modifiche al tecnico Tony Southgate. Sull'onda della vittoria del 1980, la Automobiles Jean Rondeau si schierò in massa alla gara, ma dovette prudenzialmente rinunciare alla sua nuovissima M482, in quanto l'aerodinamica ad effetto suolo di questa vettura non si sposava bene con il telaio e aveva già provocato cedimenti durante la precedente 6 Ore di Silverstone[3]. Vennero comunque iscritte 6 vetture: due M379-Cosworth DFV affidate ai clienti Jacky Haran e Primagaz e quattro M382-Cosworth DFL, vetture anch'esse al debutto sul Circuit de la Sarthe, di cui le tre "ufficiali" col 3,9 litri e quella clienti di Christian Bussi col 3,3 litri[4] Altri contendenti del Gruppo C erano le Porsche 936 con carrozzeria coupé del Joest Racing e dei fratelli Kremer, le WM-Peugeot, le Aston Martin-Nimrod ufficiali, le Sauber SHS C6, e le nuove Lola T610 e Mirage M12-Cosworth, (in realtà costruita dalla Tiga), la URD (una piccola casa tedesca specializzata nelle "sport 2 litri" per tem privati), le March 82G a motore Chevrolet, la giapponese Dome RC82 (adattamento della "RL" del 1979), la britannica Grid-Ford. Tutte vetture che, a parte la Aston Martin, non lasceranno alcuna impronta alla gara che non termineranno. Da segnalare anche due curiose partecipazioni: la Cougar di Yves Courage, piccola casa di Le Mans che sarà protagonista nel ventennio successivo (cambiando il nome in "Courage") e la Lola-De CAdenet LM del Dorset Racing, costruita dotando di tetto una vecchia Lola T380 che aveva esordito in versione "spider" nel lontsno 1975 per il team di Alain De Cadenet, qui iscritto al volante della Grid e che si dichiarò non coinvolto in quella estemporanea realizzazione. Come già da molti anni accadeva, la Ferrari non schierò vetture ufficiali, ma quattro squadre private iscrissero le loro 512 BB/LM nella categoria IMSA GTX: la "Prancing Horse Farm Racing", la "Scuderia Pozzi - Ferrari France", la NART e la "T-Bird SwapShop". QualifichePur in presenza di vetture nuove, alla loro seconda gara, sulle prestazioni e sull'affidabilità delle vetture tedesche pochi nutrivano dubbi, infatti Jacky Ickx ottenne la pole position, seguito dal compagno di squadra Jochen Mass[5] e dalla Porsche 936C del "Belga Team" gestito da Reinhold Joest. Erano invece le velocissime LC1 a destare dubbi sulla propria capacità di reggere sulla distanza dopo essersi qualificate in quarta e quinta posizione, ciò anche per le negative esperienze precedenti delle "Montecarlo" dotate dello stesso motore. La Mirage M12 di Mario e Michael Andretti (l'unica effettivamente portata in pista, nona in griglia) venne squalificata a meno di 20 minuti dalla partenza per una irregolarità tecnica per la posizione dei radiatori dell'olio, non si sa se sfuggita nelle verifiche pre-gara o dovuta a modifiche successive, non fu mai chiarito)[5][6]. Non riuscì a qualificarsi l'unica Gruppo B iscritta, la Porsche 930 dei francesi Raymond Touroul, Alain Gadal e Jean-Yves Gadal: il loro tempo di 4:18,810 fu di oltre 4 secondi più lento di chi li precedeva[7] Le Ford C100, le Rondeau e le SHS, invece si trovarono alle prese con enormi problemi del motore Ford Cosworth che nella versione "DFL" da 3,9 litri procurava tali vibrazioni da mettere in crisi anche l'affidabilità delle altre parti della vettura. GaraLe Porsche presero regolarmente la testa con Jochen Mass a guidare il gruppo con un certo margine davanti ai compagni di marca, che si scambiarono ripetutamente le posizioni con i loro inseguitori, rappresentati dalle Ford C100, dalla WM, dalla Lola, dalla Kremer-Porsche e dalla Sauber SHS C6, mentre le Lancia, si trovarono subito attardate entrambe da problemi alla pompa della benzina. Partito dai box, Brian Redman si lanciò in una furiosa rimonta a bordo della sua Lola T610 portandosi dopo un'ora di gara al decimo grazie anche alla velocità di punta della sua auto, la più elevata dopo quella fatta segnare dalle Porsche 956: sfortunatamente, la sua auto esaurì il carburante lungo il rettilineo dell'Hunaudières dopo due ore e mezza di gara. Intanto Alboreto rimase fermo per un'ora lungo il circuito prima di riuscire a riportare l'auto ai box, mentre Patrese perse quasi un'ora ai box per risolvere il problema: dopo solo un'ora di gara le due Lancia erano 52ª e 53ª e avevano percorso un solo giro. Grazie ai minori consumi e a una sosta in meno ai box, la Rondeau di François Migault e Gordon Spice guidò la gara dalla seconda alla quarta ora dopodiché la classifica vide in testa la Ford C100 di Manfred Winkelhock, seguita dalle Porsche 956 ufficiali di Haywood/Holbert e Icks/Bell, Migault/Spice/Lapeyre erano al 4º posto con la Rondeau M382 e dopo di loro venivano l'altra Ford C100 di Klaus Ludwig/Marc Surer e la WM P82 di Michel Pignard e Didier Theys. Alla quinta ora problemi alla trasmissione trattennero ai box la C100 in testa, che cedette il comando alla Porsche nº3 che lo mantenne fin quasi alla mezzanotte, quando l'esplosione di uno sportello la costrinse ai box[8]. Alle 01:30, la Rondeau di Migault e Spice, in quel momento in testa, si ritirò per problemi elettrici al motore e alle 02:00, dopo dieci ore di corsa, al comando c'era la Porsche 956 di Ickx/Bell, seguita da quelle dei compagni di squadra Mass/Schuppan e Haywood/Holbert, dalla Porsche 936C di Wollek e i fratelli Martin e dal prototipo Aston Martin del team "Viscount Downe Racing" pilotato da Mallock/Phillips/Salmon. Durante la notte molte vetture oltre alla Rondeau ebbero problemi: la Porsche nº3 ebbe seri problemi a una sospensione, dovette sostituire un cuscinetto ruota e perse posizioni, la C100 di Ludwig e Surer si ritirò per lo stesso problema della Rondeau, mentre l'altra C100 di Winkelhock/Niedzwiedz abbandonò la gara per rottura del motore. Per quanto riguarda le Lancia, Alboreto, Fabi e Stommelen continuarono a gareggiare fino alla mezzanotte, salvo ritirarsi col motore esploso mentre erano al 26º posto, mentre Patrese, Ghinzani e Heyer tennero un ritmo forsennato fino verso le 05:00, prima di fermarsi per la rottura del turbocompressore quando viaggiavano al 22º posto: con i maggiori concorrenti che non erano sopravvissuti alla notte, la squadra Porsche ebbe via libera verso il traguardo e doveva solo temere eventuali problemi di affidabilità. Alle 07:00 la classifica vedeva Ickx/Bell al comando con un vantaggio di 4 giri su Mass/Schuppan e di 6 giri sulla 936C del Belga Team. Dietro di loro ancora la Aston Martin guidata da Ray Mallock, la Ferrari 512 BB/LM[9] della NART, che guidava la classe IMSA GTX, e la Porsche 935 K3 di Cooper/Smith/Bourgoignie al comando in Gruppo 5. Alle 11:30 nessuna novità in testa alla corsa: primi Ickx/Bell, secondi Mass/Schuppan con un ritardo ora di 3 giri, terza la 936C del Belga Team, che però perdeva terreno, quarta la Porsche nº3 in rimonta, seguita da un terzetto di IMSA GTX: la Porsche 935/78-81 "Moby-Dick" della John Fitzpatrick Racing, la Ferrari NART e la 935 del Cooke Racing, mentre la Aston Martin "Viscount Downe Racing" era scesa all'ottavo posto per colpa di un problema alle valvole del motore che aveva reso il loro V8 in un motore a 7 cilindri[8]. A due ore dalla fine la Porsche nº3 superò la vettura del Belga Team, in vistoso rallentamento e che da lì a mezz'ora si sarebbe ritirata, ma non solo i belgi ebbero una cocente delusione, anche il NART ebbe problemi sulla sua Ferrari tali da rallentarla e farle perdere anche la seconda posizione nella sua classe a un'ora e mezza dalla fine. Ora la squadra ufficiale Porsche si preparava alla tripletta finale rallentando le sue vetture per scongiurare rotture in dirittura d'arrivo e senza ulteriori patemi sfilò in parata sotto la bandiera a scacchi in mezzo all'invasione della folla. Da segnalare la vittoria nella classe IMSA GTO della Porsche 924 Carrera GTR guidata da Jim Busby, Doc Bundy e Marcel Mignot: iscritta dal team BF Goodrich, la vettura ha completato la gara usando solo 5 pneumatici radiali stradali del produttore che finanziava l'impresa. La Porsche vinse così vinto tutte le classi cui aveva partecipato: l'assoluto e il gruppo C con la 956 ufficiale, i'IMSA GTX con la Porsche 935 di Fitzpatrick Hobbs, il gruppo 5 con la 935 del teasm Ivey l'IMSA GTO con la 924 citata ed anche il Gruppo 4 con l'unica Porsche 934. Unico neo fu la non qualificazione della Porsche 930 gruppo B, la vettura che con i punti ottenuti al Nurburgring porterà alla Porsche un insperato titolo marche. Le Ferrari 512 BB/LM ebbero risultati contrastanti: quella della "Prancing Horse Farm Racing" guidata da Dieudonné, Baird e Libert terminò la corsa in sesta posizione assoluta e terza della classe IMSA GTX, quella della Scuderia N.A.R.T. pilotata da Alain Cudini, John Morton e John Paul jr. terminò nona assoluta e quarta di classe, dopo aver avuto i problemi di cui abbiamo già detto. Le altre due Ferrari si ritirarono durante la quarta (quella della "T-Bird SwapShop") e la quinta ora di gara (quella della "Scuderia Pozzi - Ferrari France"). Classifica finale
Non partiti
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