Colle (Coll), Pardell, San Giacomo (St. Jakob), San Pietro (St. Peter) (sede comunale), Santa Maddalena (Sankt Magdalena), San Valentino (St. Valentin), Tiso (Teis)
La valle di Funes si dirama, tra Bressanone e Chiusa, e da Chiusa (523 m s.l.m.) verso est, fino all'ultimo centro abitato, Santa Maddalena (St. Magdalena, 1 339 m s.l.m.) uno dei punti d'accesso al parco naturale Puez-Odle.
Sulla parete meridionale dell'inizio vallata si trova il paese di Gudon, con il castel Summersberg, un edificio risalente al 1270, formato inizialmente da una torre quadrangolare. Oggi quest'edificio dà un'idea fedele di una tipica prigione giudiziaria del tardo medioevo, ricordando i processi agli anabattisti e ai luterani[7]. Sempre a Gudon, si trova un piccolo museo che conserva alcuni attrezzi agricoli, oggi anche caduti nel dimenticatoio.
Per arrivare nella vallata vi è principalmente un'unica strada, che nei primi tratti attraversa una gola stretta e profonda, di pareti di porfido o di filladi quarzifere. La valle, e quindi la strada, si inizia ad allargare dopo il centro abitato di San Pietro, dove si iniziano anche a scrutare le prime cime dolomitiche: le Odle di Eores a nord-est e le cime delle Odle di Funes a sud-est. Inoltre nelle Odle di Funes, si possono andare a distinguere alcune cime: la Grande Fermeda e la Piccola Fermeda, il Sass Rigais, la Furchetta e la Torre di Campill. Le Odle sono infatti il maggior punto panoramico, che accompagna tutta la vallata nel suo lato meridionale: il Sass Rigais e la Furchetta, con i loro 3 025 m s.l.m., sono le cime più alte della catena.
La neve, d'inverno, ricopre spesso e volentieri questa valle. Il turismo è fiorente, grazie alla tranquillità del luogo e alla possibilità di sciare, ciaspolare (meta ambita risulta il Col di Poma) e slittare (due sono le principali piste che partono da malga Zannes: una per malga Gampen e l'altra per la malga delle Odle).
Origini del nome
Il toponimo è attestato dal 1070 come "Volnescis, Volnesse, Valnez, Vulnez" e probabilmente è di origine preromana, da un originario *folnés.[8] In un documento storico del 1058 apparve per la prima volta il nome di Funes.
L'origine del toponimo tedesco Villnöß è probabilmente dalla parola ladinaVilles nöes, che significa grosso modo "casolari nuovi", cioè "nuovo villaggio".
L'insediamento umano stabile di Funes fu compiuto prima dai Reti, che vennero latinizzati dai Romani, dopo la loro conquista, a costituire la lingua romancia, e poi dai Germani, e questa colonizzazione può essere rilevata in altre valli dolomitiche[9]. Funes apparteneva originariamente alla parrocchia di Albes, insieme a Laion, Gudon, Val Gardena e Colfosco. Nel villaggio principale di San Pietro nel 1029 fu eretta una chiesa, e la località aveva inoltre un suo proprio pastore di anime. La frazione di Tiso è stata menzionata stata la prima volta nel 1157 come Tisis, ed anche di tale località c'erano diverse grafie della sua denominazione topografica: Tys, Tays, Theiss e Thaiss.
Intorno al 1500 d.C., si consolidò, a causa dei molti immigrati bavaresi o baiuvari, com'erano detti al tempo, la lingua tedesca che diede così origine al dialetto di Funes, in cui però molte parole possono essere derivate anche dal romancio. Nel 1505 Funes fu staccata da Albes ed ottenne il primo parroco.
Il comune di Funes è stato istituito nel 1810, congiuntamente ai comuni di Gudon e Tiso, sotto il dominio bavarese, e l'Austria confermò poi tale autonomia comunale nel 1817. Gudon e Tiso vennero unificate nel 1854, per poi essere di nuovo separate quindici anni più tardi, e Tiso rimase un comune autonomo fino al 1929, che fu però riunito come frazione a Funes. Il maso Ranuihof, di proprietà dei conti von Enzenberg, è un raro esempio di una tenuta agricola e venatoria settecentesca, riccamente adornata di affreschi. Nel 1988 è stata restaurata a cura della Fondazione Messerschmitt.[10]
Durante il corso della prima guerra mondiale la val di Funes non fu particolarmente toccata. Tuttavia sulla dorsale della montagna, dal rio Funes al monte Cappello (Haube), furono erette alcune strutture fortificate; in particolare nella frazione di Tiso furono erette alcune trincee e bunker per controllare la sottostante Val d'Isarco da cui eventuali invasori avrebbero potuto risalire. Durante la seconda guerra mondiale le stesse strutture vennero riutilizzate, ma non più per scopi militari, ma come riparo per la popolazione durante i bombardamenti da parte degli alleati.[11]
Stemma
Lo stemma rappresenta tre pile rovesciate d'argento su sfondo azzurro; le tre punte simboleggiano il gruppo delle Odle in testa alla Valle di Funes. Lo stemma è stato adottato nel 1967.[12]
La sua popolazione nel 2011 è risultata per il 97,69% appartenente al gruppo linguistico tedesco, per l'1,99% appartenente al gruppo linguistico italiano e per lo 0,32% appartenente al gruppo linguistico ladino.[14]
Cultura
Musei
Presso la frazione di Tiso, si trova il museo mineralogico di Tiso (Mineralienmuseum Teis), nota località in quanto vi si sono ritrovati dei minerali in quarzo e ametista definiti le "geodi di Tiso".
Il museo è nato dalla passione di un collezionista, Paul Fischnaller nato nel 1934, che assieme alla moglie Anna ha dedicato la sua vita alla ricerca di minerali e cristalli.[15]
L'esposizione museale fa ammirare ai suoi visitatori molti reperti provenienti da Tiso, ma anche dalla Svizzera, dalla Valle d'Aosta e dal Monte Bianco.
A Santa Maddalena è aperto dal dicembre del 2009 il nuovo Museo e Centro Visite del Parco Puez Odle.
Il museo, situato in un edificio a due piani architettonicamente interessante e funzionale ha la missione di favorire le conoscenze del patrimonio geologico, biologico e culturale delle valli intorno al gruppo Puez-Odle.
Le sezioni principali sono divise in tre spazi espositivi:[16]
"Toccare le montagne", dedicato alla geologia delle Dolomiti;
"Meraviglie della natura", dedicato alle diverse specie biologiche dell'ambiente dolomitico e alpino;
"Conquistare le montagne", dedicato all'alpinismo e particolarmente alla personalità di Reinhold Messner, cresciuto in Val di Funes.
Il museo è caratterizzato da un approccio laboratoriale, particolarmente adatto alle giovani generazioni, che hanno modo di toccare, provare, guardare da vicino, usare, confrontare ciò che viene mostrato.
Inoltre nel "Cinema della montagna" vengono proiettati film sui parchi naturali dell'Alto Adige, seguendo una programmazione giornaliera e settimanale diversa.[16]
^Giuliano Gasca Queirazza Funes, in Dizionario di toponomastica, Storia e significato dei nomi geografici italiani. Torino, UTET, 2010, p. 340. ISBN 88-02-07228-0
^Hans Fink, Die "Lutherische Kirche" in Villnöß, in «Der Schlern», 61, 1987, pp. 640ss.
^AA.VV., "Nomi d'Italia". Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2004
^Copia archiviata, su funes.eu. URL consultato il 6 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2015).
^Werner Köfler, Adelige Jagdhöfe in Tirol (Messerschmitt-Stiftung, 4), Innsbruck-Vienna-Bolzano, Tyrolia-Athesia, 1989. ISBN 3-7022-1702-9
^Informazioni estratte da tabelle turistiche poste in loco.
^Sito ufficiale Perle delle Alpi, su alpine-pearls.com. URL consultato il 2 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2017).
Bibliografia
(DE) Josef Tarneller, Edgar Moroder, Eisacktaler Höfenamen: von Deutschnofen über das Schlerngebiet, Gröden und Villnöss bis Theis sowie von Felthurns bis Wangen, Lana, Tappeiner, 1984. ISBN 88-7073-027-1
(DE) Karl Gruber, Kirchenführer von Villnöß, Lana, Tappeiner, 2001.
(DE) Anselm Pernthaler, Beiträge zur Geschichte der Gemeinde Villnöss, Chiusa, 1910.