Il paese si trova su una soleggiata altura che si estende dal Monte Ponente, sopra Bressanone, fino al Rio Tina (Tinnebach), presso Chiusa, l'antico confine diocesano fra Bressanone e Trento.
Il territorio comunale è impreziosito da masi contadini e antiche residenze, con lo sfondo di frutteti, noceti e castagneti.
Storia
Le origini del paese risalgono alla preistoria; a questa risalgono le scoperte archeologiche rinvenute nella zona Tanzgasse.
Attorno al 1112 i signori di Velturno avevano la loro sede nel castello di Ziern (sul Pflegerbühel). Il Castello di Velturno venne fatto costruire dal cardinale Christoph von Madrutz nel 1578 e è stato ampliato dal suo successore Johann Thomas von Spaur. Il castello è ornato da rivestimenti sui muri e sui soffitti, che fanno parte dei capolavori rinascimentali, particolarmente pregiati all'interno del cosiddetto Fürstenzimmer (stanza dei principi).[5]
Sono da ricordare infine le residenze medievali Bachmann[6], Raffenberg[7] e appunto Ziern-Pflegerbühel/-bichl (non più esistente)[8].
Toponimi
Il toponimo è attestato come "Velturnes" nel 985-993 e nel 1173 come "Velturnis" e la tesi più accreditata è che sia di origine preromana[9][10] e vada ricercata nella lingua retica forse in nomi personali come Velturna[11] o Φelzuries.[12] Va confrontata con nomi come il Maso Veltir di Funes (Bz), con l’onomastica etrusca, Velthina, Velthur, velthre, Velathri (Volterra) e con toponimi e oronimi della Carnia, Veltri, Vieltra e Vieltris.[13]
Il toponimo della frazione di Schrambach/S. Pietro Mezzomonte è attestata nel 1100-1110 come Scranbach, nel 1140 come Scraginbach e nel 1238 come Schrembach.[14]
Schnauders/Snodres è attestato nel 1215 come Nuders e Schnauders e nel 1309 come Snauders.[15]
Garn/Caerna è attestato nel 1184-1188 come Caerne e nel 1228-1230 come Gaerne.[16]
Tschiffnon/Gioviniano è attestato nel 1284 come Schivenan, nel 1370 come Schifnon e nel 1447 come Tschifnon ed è un nome prediale (bene di un Juveanus).[17]
Stemma
Lo stemma è d'argento troncato: nel primo sono raffigurate due torri rosse merlate, il secondo è scaccato di rosso. Lo stemma è un'arma parlante e fa riferimento a quello usato nel 1607 dal castello dei Vescovi di Bressanone che simbolizza il nome del comune in lingua tedesca; significa torre (Thurn) sopra il campo (Feld). Lo stemma è stato adottato nel 1966.[18]
Monumenti e luoghi d'interesse
Castel Velturno. Costruito tra il 1577 e il 1587 in stile rinascimentale, dal 1978 acquisito dalla Provincia di Bolzano e fatto restaurare. Attualmente sede del Museo Locale di Velturno.
^Hans Fink, 1000 Jahre Feldthurns: 975–1975. Ein Südtiroler Dorfbuch. Feldthurns 1975, S. 12–13.
^Diether Schürr: Feltre, Pfelders, Feldthurns und das Zeugnis rätischer Inschriften. In: Archivio per l’Alto Adige, 99–100/2005–2006, S. 381–403.
^Maurizio Puntin, Su un ipotetico strato toponimico non indoeuropeo del Friuli, in Il mestri dai nons. Saggi di toponomastica in onore di Cornelio Cesare Desinan, a cura di F. Finco e F. Vicario, Udine, 2010, pp. 405-433.
^Egon Kühebacher, Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte, vol. 1, Bolzano, Athesia, 1995, p. 424. ISBN 88-7014-634-0
^Egon Kühebacher, Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte, vol. 1, Bolzano, Athesia, 1995, p. 421. ISBN 88-7014-634-0
^Egon Kühebacher, Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte, vol. 1, Bolzano, Athesia, 1995, p. 118. ISBN 88-7014-634-0
^Egon Kühebacher, Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte, vol. 1, Bolzano, Athesia, 1995, p. 482. ISBN 88-7014-634-0
(DE) Hans Fink, 1000 Jahre Feldthurns 975–1975. Ein Südtiroler Dorfbuch, herausgegeben anläßlich der ersten urkundlichen Erwähnung des Ortes um 975, Velturno, 1975.
Lorenzo Dalri, L'area megalitica e la statua-stele eneolitiche di Velturno – loc. Tanzgasse, in "Notizie archeologiche Bergomensi", 2, 1994, pp. 15–35.
(DE) Leo Andergassen, Schloss Velthurns – die fürstbischöfliche Sommerresidenz (Burgen, 6), Ratisbona, Schnell & Steiner, 2010. ISBN 978-3-7954-2305-6
(DE) Andreas Gottlieb Hempel, Feldthurns – ein Südtiroler Dorfbuch, Verlag A. Weger, Bressanone 2013. ISBN 978-88-6563-077-8