Secondo la leggenda, il toponimo deriverebbe da Lemnos e sarebbe da attribuire alla presenza di alcuni coloni provenienti dall'omonima isola greca, inviati sul territorio per volere di Gaio Giulio Cesare.[6] In realtà la sua origine non si discosta da quella degli altri toponimi della zona, costituiti perlopiù da lemmi celtici: in particolare lenn- in leponzio significa "piccolo/i specchi(o) d'acqua potabile"[7], con evidente allusione alle forre del Perlana.
Geografia fisica
Lenno si trova sulla sponda occidentale del lago di Como, adagiato in una profonda insenatura che si addentra fra il promontorio del Lavedo e la punta di Portezza, in una zona denominata per la sua bellezza dal cardinale Durini, nel XVIII secolo, "golfo di Venere"[8].
L'istmo che salda alla montagna il promontorio di Lavedo è di origine alluvionale, creato forse da un cambiamento del corso del torrente Perlana che sbocca ora vicino a Campo a sud del promontorio.
Secondo alcuni, nel I secolo d.C., l'istmo del promontorio di Lavedo avrebbe ospitato la villa denominata "Commedia" di Plinio il Giovane[11] in contrapposizione alla villa denominata "Tragedia" in posizione più elevata, a sua volta situata probabilmente presso l'attuale villa Serbelloni di Bellagio[12].
Campo fu teatro di battaglia durante la guerra decennale tra Como e Milano, fra il 1118 e il 1127, quando partecipò alla guerra contro l'Isola Comacina, alleata dei milanesi.
La strada che dalla via Regina va al lago è intitolata al capitano Mattia del Riccio incaricato nel 1178 dalla Repubblica delle tre Pievi (Gravedona Dongo, Sorico) di contrastare il passaggio verso la Germania dei tesori razziati a Milano dal Barbarossa.[14] La razzia avvenne durante un piccolo scontro navale, avvenuto proprio di fronte a Campo[15].
In un tratto dell'antica via Regina inserita nel nodo di stradine che costituiva il "Castrum romano" troviamo piazza Campidoglio,[15] che secondo alcuni ricorderebbe che da qui sono passate le legioni romane e ai tempi di Giulio Cesare i coloni greci provenienti dall'isola di Lemnos che hanno dato il nome a Lenno. Tuttavia, secondo altri, il toponimo della piazza indicherebbe invece un semplice "campo dell'olio" (in dialetto comasco: Camp de l'oli)[15].
Lenno fu comune autonomo fino al 21 gennaio 2014. L'aggregazione con le altre frazioni del comune moderno ha comunque antiche radici, tanto da essere già stata sperimentata in epoca napoleonica e fascista.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone del comune di Lenno erano stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 9 maggio 1985.[16]
«Stemma d'argento, al colonnato di tre colonne romane sostenenti un architrave, il tutto di rosso, fondato sulla pianura d'azzurro, fluttuosa d'argento, sormontato dalla stella di sei raggi d'azzurro.»
Le colonne del tempietto romano e l'acqua del lago di Como ricordano i reperti archeologici rinvenuti nel territorio di Lenno.
Il gonfalone era un drappo troncato d'azzurro e di rosso.[17]
Lungo la via Regina si trova la chiesa collegiata di Santo Stefano[19][20], nata sulla base di un precedente edificio religioso paleocristiano, dentro la quale si trova una cripta dell'XI secolo.[21][6][22][23][24]
Vicino alla chiesa si trova il Battistero di Santo Stefano,[21] ben conservato nel suo aspetto romanico dell'ultimo quarto dell'XI secolo[25].
In stile romanico è anche il campanile (XI-XII secolo[38]), addossato alla porzione orientale della parete settentrionale esterna della chiesa[39].
Internamente, la chiesa si presenta a navata singola rettangolare, chiusa a oriente da un'abside che ospita tre[39] piccole monoforestrombate.[36] Più grandi sono invece le cinque monofore che affacciano direttamente sulla navata; di queste ultime finestre, tre sono distribuite lungo la parete meridionale, mentre le rimanenti si trovano lungo la parete settentrionale.[36] Le tre monofore del lato sud sono state scoperte durante una campagna di restauro condotta nel corso del XX secolo.[36] Al suo interno, la chiesa conserva resti di un affresco databile al Mille[40][36].
L'accesso alla chiesa avviene dal lato sud, tramite un portale lunettato.[36] Decorazioni ad archetto ornano tanto gli esterni dell'abside quanto quelli del campanile[36][37].
Un portale in pietra a linee miste[44] conduce alla proprietà di Villa Monastero[45]. Probabilmente costruita ove sorgevano alcuni edifici militari legati alle fortificazioni dell'Isola Comacina[44], la villa si trova nell'area che, dal 1209-1211 al 1786, ospitò un convento di benedettine provenienti dal monastero dei Santi Faustino e Giovita, anticamente situato sull'isola. Quando poi la proprietà fu convertita in residenza di villeggiatura, i lavori di ristrutturazione compresero la demolizione tanto del convento quanto di un oratorio dedicato a San Giovanni fatto costruire dalle suore nel corso dei secoli[44].
Al 1886 risale Villa Aureggi[46], collocata all'interno di un giardino che comprende, tra le altre, una pianta di osmanto[47]. La villa compone di un corpo centrale a tre livelli sormontato da un timpano curvilineo e da due volumi laterali più bassi[47]. La facciata presenta finestre incorniciate e lesene angolari che, al pianterreno, contengono elementi in bugnato[47]. Un tempo, la villa era collegata alla vicina torre di Villa[47].
Casa Brenna Tosatto è un edificio in stile liberty progettato a inizio Novecento dal pittore e architetto Mario Tosatto.[50] La casa conserva una collezione di quadri, realizzati da Mario Tosatto, dal figlio Antonio e da alcuni loro amici. All'interno della casa spiccano anche una scala a chiocciola decorata in ferro battuto e un tavolo a forma di missoltino.[51]
Altro
Villa La Cassinella (o Cassinelle[52]), eretta nel 1926 da Carlo Mantegazza[53]
Villa de Herra, appartenente alla nobile famiglia lombarda dei Delmati, passò in eredità alla famiglia milanese dei de Herra, già feudatari di Lipomo, in seguito al matrimonio di Giuseppina Delmati con l´avvocato don Cesare de Herra.
Ex-filatoio Grandi, sito in via del Soccorso 47, costruito tra il settimo e l'ottavo decennio del XIX secolo e rimasto attivo come torchio oleario fino al 1927. Internamente, ospita la biblioteca di Lenno.[30]
Ex-ospitale di Gerusalemme (XIII secolo), edificio rurale impostato su un precedente convento e ospizio, situato in quella che un tempo costituiva la piazza della località Era.[54]
Gli alpini, sotto la cima del monte Galbiga, sui resti di un accantonamento militare della guerra 1915-18, hanno costruito il Rifuglio "Col. Cornelio - Cap Venini".
Aree naturali
Orrido della Val Perlana, in passato luogo di estrazione del tufo.[10]
^Per il dialetto comasco, si utilizza l'ortografia ticinese, introdotta a partire dal 1969 dall'associazione culturale Famiglia Comasca nei vocabolari, nei documenti e nella produzione letteraria.
Fonti
^Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010.
^Cfr. R. Matasović, Etymological Dictionary of Proto-Celtic, Leiden, Brill, 2008, *lind-. Con trasformazione, ordinaria in area cisalpina, del gruppo "nd" in "nn", e altrettanto comune apertura in "e" della "i" breve.
Enzo Fabiani, Enzo Pifferi e Maria Teresa Balboni, Abbazie di Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1980.
Carlo Perogalli, Enzo Pifferi e Laura Tettamanzi, Romanico in Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1981.
Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991.
Annalisa Borghese, Lenno, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, p. 258.
Alessandra Mauri, Le due chiese di Sant'Abbondio di Mezzegra, a cura di Giulia Turati, Cantù, Litotipografia La Canturina, 1993.
AA.VV., Una chiesa tra lago e montagne - A Giovanni Paolo II, Como-Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1996.
Touring Club Italiano (a cura di), Guida d'Italia - Lombardia (esclusa Milano), Milano, Touring Editore, 1999, ISBN88-365-1325-5.