Con l'espressione movimento antimafia si indicano generalmente tutti i movimenti, associazioni o comitati, spontanei o organizzati, che osteggino o comunque avversino le mafie e le loro manifestazioni.
Nei primi anni ottanta, in piena guerra di camorra tra la NCO di Raffaele Cutolo e la Nuova Famiglia, anche in Campania prese forma un movimento anticamorra su iniziativa di monsignor Antonio Riboldi, vescovo di Acerra, il quale, coinvolgendo numerose forze politiche e sociali, organizzò nel 1982 la storica marcia ad Ottaviano, "feudo" di Cutolo, con la partecipazione di 10.000 persone[5][6] e, sempre nello stesso anno, anche la marcia ad Afragola, che vide coinvolti 5.000 studenti ed operai[7].
Nel 1990 il commerciante Tano Grasso fondò a Capo d'Orlando (ME) la prima associazione antiracket in Italia e poi la FAI, la Federazione delle Associazioni antiracket e antiusura Italiane, che riuniva tutte le associazioni antiracket sorte nel frattempo nel resto del Paese[8]. Particolare sdegno suscitò l'omicidio dell'imprenditore Libero Grassi, che aveva denunciato pubblicamente di essere vittima del racket del pizzo, tanto che i conduttori televisivi Maurizio Costanzo e Michele Santoro gli dedicarono una lunga trasmissione andata in onda il 26 settembre 1991 a reti unificate su Rai 3 e Canale 5 che raccolse quasi dieci milioni di telespettatori e vide come ospiti numerosi parenti di vittime di mafia e protagonisti dei movimenti di contrasto al fenomeno, finendo al centro di numerose polemiche[9]. Contemporaneamente, in risposta ai centinaia di omicidi maturati durante la seconda guerra di 'ndrangheta, la tradizionale marcia per la pace Perugia-Assisi si svolse a Reggio Calabria e vi parteciparono 30.000 persone provenienti da tutta Italia[10][11]. Nello stesso anno nacque il movimento politico La Rete su impulso di Leoluca Orlando, che decise di candidare numerose figure iconiche della lotta alla mafia, da Letizia Battaglia a Claudio Fava[1].
Fu però a seguito delle stragi di Capaci e di via d'Amelio, nelle quali persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che le associazioni e le manifestazioni contro la mafia crebbero di numero e d'importanza[2]. Subito dopo le due stragi, il più famoso movimento fu il Comitato dei lenzuoli, nato a Palermo su ispirazione delle comuni cittadine Marta Cimino e Gabriella Saladino[12][13] che, attraverso il passaparola e l’imitazione spontanea, fecero sì che le altre persone appendessero ai balconi delle proprie abitazioni un lenzuolo bianco con scritte e slogan antimafia[14][15]. Dopo la morte dei due magistrati, testimone d'eccezione del movimento antimafia fu l'ex giudice Antonino Caponnetto, creatore del pool di cui avevano fatto parte Falcone e Borsellino, che iniziò a girare per l'Italia per parlare agli studenti ed ai cittadini contro la mafia[16].
«Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. Nel nome di Cristo, mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!»
In Calabria dal 1994 al 2003 si ricordano le storiche battaglie anti 'ndrangheta del sindaco di RosarnoGiuseppe Lavorato che diedero vita alla Primavera Rosarnese, un grande movimento antimafia che contrastò concretamente la Criminalità organizzata sul piano politico-amministrativo portando Rosarno ad essere il primo Comune d'Italia a costituirsi parte civile in un processo contro la mafia e uno dei primi a utilizzare i beni confiscati per scopi di pubblica utilità.
[20]
Sebbene alcuni movimenti abbiano cominciato a nascere alla fine del XX secolo (si pensi a Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie fondata da don Luigi Ciotti nel 1995, che fu promotrice della legge 7 marzo 1996, n. 109 sull'utilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie)[21], dal 2000 in poi si è assistito ad una certa proliferazione di tali movimenti: nel giugno 2003 infatti fu creata dalla moglie di Antonino Caponnetto, Elisabetta Baldi, la Fondazione Antonino Caponnetto[22]; nel 2004 nacque a Palermo il Comitato Addiopizzo con lo scopo di dare un aiuto ai commercianti che denunciano le estorsioni ed incitare i consumatori a preferire gli esercizi commerciali di questi ultimi nei loro acquisti[23]. Specularmente all'esperienza palermitana il 2006 nasce nella provincia etnea l'associazione antiracketAddiopizzo Catania che si propone i medesimi obiettivi di Addiopizzo Palermo senza perdere di vista le numerose iniziative sociali delle quali si fa portavoce[24].
Nel 2005, dopo l'uccisione del Vicepresidente del Consiglio regionale della CalabriaFrancesco Fortugno, si registrarono manifestazioni spontanee che poi portarono alla formazione del movimento Ammazzateci tutti[25].
Nei primi anni 2000, l'imprenditore e giornalista Pino Maniaci, dagli schermi della rete televisiva locale Telejato con sede a Partinico (PA), lanciò il suo telegiornale innovativo con una serie di reportage che si occupavano prevalentemente di notizie relative alla criminalità organizzata, con toni di denuncia spesso irriverenti e con un linguaggio non convenzionale (in numerosi casi scurrile), che hanno reso questa tv locale famosa in tutta Italia[26], tanto che Maniaci, vittima in diversi casi di minacce ed aggressioni mafiose[27][28], è stato spesso invitato nelle scuole per parlare di mafia ed antimafia[29].
Nel 2007 avvenne la storica presa di posizione di Confindustria Sicilia, l'associazione degli industriali siciliani, che, sotto la presidenza di Ivan Lo Bello e del suo vice Antonello Montante, introdusse la regola che prevedeva l'espulsione dei soci che pagassero il pizzo[30].
Nel 2009 è nato il Movimento delle agende rosse per volontà di Salvatore Borsellino. Il movimento prende nome dal colore dell'agenda del fratello, il magistrato Paolo Borsellino, sparita misteriosamente dopo la strage di via D'Amelio. Esso opera al fine di stabilire verità e giustizia per le stragi del 1992 e del 1993 e, insieme alle associazioni Scorta Civica e al Coordinamento Cittadinanza per la Magistratura, vuole "proteggere" i magistrati che si occupano dei processi legati alle stragi dai ripetuti attacchi politici e giornalistici[31].
«Quando all’Adorazione del Signore si sostituisce l’adorazione del denaro, si apre la strada al peccato, all’interesse personale e alla sopraffazione. Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza. La vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato. La ‘ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato. Bisogna dirgli di no. La Chiesa, che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo domandano i nostri giovani, bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare. Coloro che nella loro vita hanno queste strade di male, i mafiosi, non sono in comunione con Dio, sono scomunicati.»
Palermo chiama Italia, serie di iniziative promosse a partire dal 2002 dal Ministero dell'istruzione e dalla Fondazione Giovanni Falcone per incoraggiare nelle scuole italiane attività didattiche mirate alla cultura del rispetto e della legalità, che culminano il 23 maggio di ogni anno (anniversario della strage di Capaci) nell'arrivo al porto di Palermo della Nave delle legalità con a bordo centinaia di studenti e docenti arrivati da tutta Italia per partecipare alle manifestazioni di commemorazione delle vittime della mafia[35].
Il 7 febbraio2018 la Commissione parlamentare antimafia presieduta dall'onorevole Rosy Bindi approvò la relazione conclusiva dei suoi lavori, in cui dedicava un intero capitolo alla situazione del movimento antimafia travolto da alcuni scandali che videro coinvolti personaggi molto noti e considerati simboli della lotta alle mafie: tra gli esempi più celebri, Pino Maniaci (il direttore di Telejato arrestato con l'accusa di estorsione nei confronti di alcuni amministratori locali) e poi assolto e Silvana Saguto (presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, punto di riferimento in tema di riutilizzo dei beni confiscati, indagata per associazione a delinquere, corruzione ed abuso d'ufficio), condannata in due gradi di giudizio e posta, oggi, agli arresti.
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«Alcuni eventi succedutisi tra il 2014 e i giorni nostri hanno fatto riaffiorare un sentimento di
diffidenza nei confronti del movimento antimafia da parte di diversi settori dell’opinione pubblica. In molti casi l’antimafia è stata rappresentata come moralmente inquinata, intossicata da ambizioni
personali, da millanterie, dalla ricerca di vantaggi di potere, di status o addirittura economici, quando non da relazioni di connivenza e complicità con gli stessi ambienti mafiosi.»
Nel 2022 le condanne furono confermate in appello, aumentate di qualche mese.[36]
L'8 aprile 2021, Pino Maniaci venne assolto con formula piena dall'accusa di estorsione perché "il fatto non sussiste" e condannato per diffamazione a 1 anno e 5 mesi[37].
Mafia? Nein danke! (in italiano, Mafia? No grazie!) è un movimento antimafia analogo ad Addiopizzo nato in Germania il 21 agosto 2007 pochi giorni dopo la strage di Duisburg ultimo atto tra famiglie di 'Ndrangheta in lotta nella faida di San Luca[38]. L'idea è partita da Laura Garavini[39], e le aziende che partecipano (già più di cento) si sono impegnate a non assumere persone che hanno precedenti mafiosi e a rifiutare, denunciare e combattere qualunque tentativo d'estorsione[40].
Vendetta: guerra nell’antimafia (2021), documentario prodotto da Netflix e diretto da Ruggero Di Maggio, Davide Gambino, Flaminia Iacoviello, Daniela Volker, Suemay Oram.
Alexander Stille, Nella terra degli infedeli. Mafia e politica nella Prima Repubblica, traduzione di Paola Mazzarelli, Milano, A. Mondadori, 1995; Milano, Garzanti, 2007.
Umberto Santino, Storia del movimento antimafia: dalla lotta di classe all'impegno civile, Roma, Editori Riuniti, 2000.
Letizia Maniaci, Mai chiudere gli occhi. Una giovanissima telegiornalista in prima linea contro la mafia, Milano, Rizzoli, 2009.
Destiny Fulfilled... and Lovin' ItTur oleh Destiny's ChildDestiny FulfilledMulai09 April 2005 (2005-04-09)Berakhir10 September 2005 (2005-09-10)Putaran5Penampilan7 in Asia4 in Australia19 in Europe37 in North AmericaKronologi konser Destiny's Child Destiny's Child in Concert(2001-02) Destiny Fulfilled... and Lovin' It(2005) Destiny Fulfilled... and Lovin' It[1] merupakan sebuah tur konser oleh trio R&B wanita Amerika Serikat Destiny's Child, yang mengunjungi Asia, Australia…
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