Le salite del Giro d'Italia sono le scalate verso la sommità di una montagna, di una collina o di un valico poste nel percorso di una tappa della Corsa Rosa di ciclismo su strada. Si trovano sia nelle tappe in linea sia nelle tappe a cronometro; quando una tappa in linea presenta numerose e difficoltose salite di alta montagna viene spesso definita "tappone",[1] mentre una cronometro in cui il percorso coincide totalmente con l'ascesa di una salita, la stessa viene chiamata "cronoscalata".
Le salite contraddistinguono il Giro d'Italia, e sono determinanti per la vittoria finale della classifica generale, fin dalla sua prima edizione del 1909;[2][3] le più iconiche e difficoltose sono distribuite essenzialmente lungo le due principali catene montuose italiane: le Alpi e gli Appennini,[4] presenti entrambi in ogni edizione della corsa. Queste due catene montuose rendono la corsa come la più impegnativa tra i tre Grandi Giri di ciclismo su strada maschile, poiché lasciano poche tappe con altimetria completamente piatta.[5]
Ogni montagna o collina solitamente presenta due o più versanti di salita, e se la vetta non corrisponde al traguardo finale della tappa, il versante non scalato corrisponde ad una discesa di gara.
Dal Giro d'Italia 1933 è premiato il miglior scalatore attraverso la classifica Gran Premio della Montagna, determinata dalla somma dei punti assegnati ai ciclisti che transitano per primi sui traguardi posti sulla sommità delle salite, contraddistinte appunto come "Gran Premio della Montagna" (GPM): ad ogni salita viene attribuita una specifica categoria (dalla 1ª alla 4ª) con relativo punteggio. Dal Giro d'Italia 1974 il leader provvisorio di questa classifica indossa nella tappa successiva una specifica maglia che lo contraddistingue. Nel tempo sono stati istituiti anche due premi accessori per chi transita per primo alla sommità di una specifica salita: la Cima Coppi, per la vetta più alta di ogni edizione del Giro (dal 1965), e la Montagna Pantani, per la montagna più rappresentativa scalata dalla corsa ogni anno (dal 2004).
Salvo qualche edizione in cui può essere collocata una salita alpina nella prima settimana del Giro,[7] solitamente le Alpi contraddistinguono sempre la seconda e la terza ed ultima settimana di gara, poiché contribuiscono in maniera decisiva a delineare la classifica generale e il vincitore finale.[8][7]
Al 2024 le salite appenniniche più scalate dal Giro d'Italia risultano essere il Passo Pordoi (42 volte, salita più percorsa in assoluto dal Giro)[9] al confine tra Veneto e Trentino-Alto Adige, il Passo del Tonale (30 volte)[9] tra Lombardia e Trentino-Alto Adige, il Passo Rolle (25 volte)[9] in Trentino e il Sestriere (22 volte)[9] in Piemonte. La salita alpina che invece è coincisa più volte con un traguardo di tappa della Corsa Rosa è il Passo dell'Aprica, in Lombardia, che è stata sede di arrivo in 9 frazioni.[10] Il Passo dello Stelvio invece vanta due primati: con i suoi 2758m s.l.m. alla sommità è il punto più alto toccato dal Giro, ed è l'unica salita che è stata Grande Arrivo della Corsa, poiché al traguardo della cima dello Stelvio si concluse l'edizione del 1975.
Solitamente le salite appenniniche sono collocate nelle prime due delle tre settimane di gara.[20][8] È invece raro che siano presenti gli Appennini nella terza settimana del Giro.[21]
E le quattro salite sopra citate, assieme all'ascesa estera di San Marino, sono quelle che, al 2024, risultano le ascese appenniniche più scalate dal Giro d'Italia: Passo del Bracco (22 volte)[9] in Liguria, Valico di Rionero Sannitico (22 volte)[9] e Valico del Macerone (21 volte)[9] in Molise, San Marino (21 volte)[9], Roccaraso (17 volte)[9] in Abruzzo. La salita appenninica che invece è coincisa più volte con un traguardo di tappa della Corsa Rosa è il Monte Terminillo, nel Lazio, che è stato sede di arrivo in 9 frazioni.[22] Altre salite iconiche appenniniche che hanno segnato la storia del Giro sono quelle del Gran Sasso d'Italia (Campo Imperatore), della Cima Blockhaus, dell'Etna.[11]
A differenza delle Alpi condivise con il Tour de France, gli Appennini sono una catena montuosa esclusiva del Giro, con la sola eccezione del 2024, quando la corsa francese partì per la prima volta dall'Italia e, nelle due tappe iniziali, presentò alcune salite sull'Appennino Tosco-Emiliano.[23]
Altri sistemi montuosi e collinari
La terza e più piccola catena montuosa italiana,[6] il rilievo sardo-corso che attraversa in Italia unicamente l'isola di Sardegna,[6] è stata interessata da qualche salita minore inserita nelle poche tappe sarde della storia del Giro d'Italia.