Ateleta
Ateleta è un comune italiano di 1 084 abitanti[1] della provincia dell'Aquila in Abruzzo. È parte della comunità montana Alto Sangro e altopiano delle Cinquemiglia. Insieme ad Ala, Onano, Orero e Siris è uno dei cinque comuni italiani con un nome palindromo[4]. Geografia fisicaAteleta è posta su territori della sponda sinistra del fiume Sangro, nel bacino dell'Alto Sangro, a un'altitudine compresa tra i 737 metri della stazione ferroviaria e i 1.883 metri di Monte Secine. È il comune più orientale della provincia dell'Aquila. La superficie comunale è di 4.169 ettari. Comprende il nucleo abitato del capoluogo e le frazioni di Carceri Alte, Carceri Basse e Sant'Elena. Vicino al paese sorgono il Monte Secine e il Monte dell'Ellera (Merzoni). L'unico sito archeologico è costituito dai resti di un antico castello, nella zona Carceri, andato distrutto nel terremoto del 1456. StoriaI primi agglomerati risalgono a un periodo non lontano dall'anno Mille e sono localizzati nelle zone di Roccapizzi, Carceri e Asinella, siti poi distrutti dal terremoto del 1456. Nel Settecento alcune famiglie di Pescocostanzo, a causa della crisi della pastorizia, si trasferirono in queste zone; la popolazione raggiunge, alla fine del secolo, 607 persone. Durante l'occupazione napoleonica, Giuseppe de Thomasis fece pressione presso Gioacchino Murat, affinché fosse istituito il comune di Ateleta e per incentivare l'arrivo di coloni, venne abolito il pagamento della tassa fondiaria e, infine, il 14 febbraio 1811 fu istituito il nuovo comune di Ateleta.[5] Col passare del tempo, la popolazione arrivò a toccare i 3.000 abitanti, ma all'inizio del Novecento, a causa della povertà e di mille difficoltà, molti emigrarono verso le Americhe. Nei primi anni della seconda guerra mondiale, tra il 1940 e 1943, Ateleta fu uno dei comuni dell'Abruzzo ad essere designato dalle autorità fasciste come luogo di internamento civile per 8 profughi ebrei stranieri.[6] Dopo l'8 settembre 1943, con l'arrivo delle truppe tedesche la situazione si fece drammatica. Ciononostante, tutti gli ex-internati riuscirono a sfuggire alla cattura e alle deportazioni. Con il passaggio del fronte Ateleta conobbe la devastazione di quasi il 90% del suo territorio disgraziatamente posizionato sulla linea Gustav. Dopo gli anni cinquanta riprese ancora una volta il flusso migratorio verso nazioni che offrivano prospettive di vita migliori. SimboliLo stemma è costituito da uno scudo sannitico dorato in cui sono raffigurate una quercia, significante la predominanza di tale albero nel territorio, e nove spighe di grano, simbolo delle nove famiglie che, secondo la tradizione, provenienti da Pescocostanzo per prime abitarono questi luoghi, coltivandovi soprattutto cereali. Il gonfalone è un drappo di azzurro.[7] Onorificenze«Dopo l'armistizio il Comune venne occupato dalle truppe tedesche, che tentavano di bloccare l'avanzata delle forze anglo-americane verso il Nord, subendo la quasi totale distruzione dell'abitato con cariche di dinamite, la perdita di numerose vite umane per mitragliamenti, fucilazioni e stenti, nonché violenze di ogni genere. Ammirevole esempio di spirito di sacrificio e di amor patrio. Secondo conflitto mondiale - Ateleta (AQ)»
— 11 gennaio 2018 [8] Monumenti e luoghi d'interesse
SocietàEvoluzione demograficaAbitanti censiti[9] CulturaIstruzioneMuseiCucinaIl piatto forte di questa zona è l'agnello, cucinato in vari modi ma specialmente alla brace, sopra i tizzoni ardenti di legna di cerro. È possibile, inoltre, assaggiare altri prodotti della tradizione locale come: le pizzelle, dolce tipico fatto di un impasto di uova, farina, zucchero ed un po' di liquore. Il tutto viene spalmato sopra un ferro caratteristico che reca intarsi a forma di rombi ed al centro le iniziali delle famiglie, e poi messo a scaldare sopra il fuoco del caminetto. Le pizze fritte, preparate con farina, uvetta e scorza di limone o arancio. L'impasto va poi cotto in olio bollente, come si fa con le frittelle. Le brasciole, realizzate amalgamando cacio grattato grossolanamente, uova e prezzemolo, che si impastano a mo' di polpetta, che va fritta e poi messa a bagno in un sugo di pomodoro. Come primo piatto è famosa la zuppa, fatta di frittelle tagliate a dadini con: uova, sale, farina e, facoltativo, il prezzemolo immerso in un brodo di gallina. Caratteristica è anche la pasta alla chitarra, dove la pittra, la sfoglia di pasta, viene rullata con yu-laanar, il mattarello, sopra l'attrezzo chiamato chitarra; il tutto viene condito col sugo d'agnello, specialmente la parte della pancetta. Geografia antropicaUrbanisticaAppena usciti dalla Fondo Valle Sangro, che collega il mare con la valle del Sangro, girando a sinistra è presente la Funticella, residuo restaurato dell'antico lavatoio con annesso abbeveratoio degli animali, quindi ci si immette in via Sangrina verso il paese. Continuando all'imbocco del ponte che scavalca il torrente S. Cristoforo a destra, si incrocia la strada che porta alla zona residenziale del parco delle Tereselle e successivamente alla frazione di S. Elena. Proseguendo via Sangrina si giunge nella piazza XX Settembre, centro di ritrovo del borgo, da qui proseguendo a sinistra si arriva al fiume Sangro. Sempre dalla piazza XX Settembre, si prosegue per la vecchia strada che conduce a San Pietro Avellana e Castel di Sangro. Nella precedente piazza si nota una lunga scalinata; via Roma, che si dirige verso piazza Carolina dove si trovano gli uffici del comune; da qui seguitando in una ragnatela di strade e stradine si sfocia nella via che fa arrivare a Carceri (antico castello fortificato) ed anche alle altre frazioni di Ateleta. Alla destra di piazza XX Settembre c'è un breve scalinata, che permette di andare alla chiesa parrocchiale di S. Gioacchino . La circonvallazione si collega con le residenze delle Coccinelle, paesino che si presenta con stradine intersecantesi, orti a ridosso di vecchie mura cadenti, scalinate inerpicantesi, selciati e giardini ricchi di fiori ed alberi fruttiferi. Amministrazione
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