È erede del 186º Reggimento "Folgore" schierato nella battaglia di El Alamein e ne custodisce la bandiera, decorata di Medaglia d'Oro al Valor Militare per il comportamento tenuto nella battaglia stessa. È inoltre decorato di due Medaglie d'Argento al Valor dell'Esercito per le operazioni in Somalia nel 1993 e in Kosovo nel 2004.
Sciolto nel 1942, si riscostituisce reggimento il 16 settembre 1992 nel quadro della ristrutturazione dell'Esercito Italiano.
È di stanza a Siena presso la caserma Bandini.
È attualmente in corso una ristrutturazione del personale secondo specifiche NATO al fine di arricchirne il know/how.
In particolare, la componente esplorante del reggimento, dovrà effettuare, nell'immediato futuro, operazioni speciali secondo capacità e modalità simili alle forze per operazioni speciali (TIER 2).[1]
Il 1º settembre 1941 si costituisce, presso la Regia Scuola Paracadutisti dell'Aeronautica in Tarquinia (VT), il 2º Reggimento paracadutisti, al comando del Colonnello Pietro Tantillo. Il reggimento è costituito da: Comando, Compagnia cannoni da 47/32, V, VI e VII Battaglione paracadutisti. È inquadrato nella Divisione paracadutisti di nuova costituzione, unitamente al 1º Reggimento Paracadutisti e al reggimento Artiglieria. A tali unità si unisce, il 10 marzo 1942, anche il 3º Reggimento paracadutisti.
Il 27 luglio 1942, per l'impiego in Africa Settentrionale la grande unità prende il nome di 185ª Divisione di fanteria "Folgore", ed i reggimenti vengono rinumerati. Il 2º Reggimento Paracadutisti diviene 186º Reggimento fanteria "Folgore".
Il reggimento è costituito su tre battaglioni: V btg. (13ª, 14ª e 15ª cp.) al Comando del Ten. Col. Giuseppe Izzo, VI btg. (16ª, 17ª e 18ª cp.) al Comando del Magg. Giovanni Taffiorelli e VII btg. (19ª, 20ª e 21ª cp.) al Comando del Ten. Col. Carlo Marescotti Ruspoli, Principe di Poggio Suasa.
El Alamein
Nella battaglia di El Alamein, sotto il comando del Colonnello paracadutista Pietro Tantillo, il reggimento è investito il giorno 24 ottobre da violenti attacchi da parte del 1º e 2º battaglione della Legione straniera francese.
In particolare, sul limite della depressione di Qattara, il V Battaglione al comando del Ten. Col. Giuseppe Izzo, che presidiava l'ultimo lembo dello schieramento italo-tedesco presso l'altopiano di Menahir El Daba, viene investito sulla fronte e sul fianco, ed è costretto ad opporsi con gli uomini senza poter utilizzare i mortai.
Valutata la situazione il Comandante del V Battaglione, lasciate le compagnie sulla fronte a difesa sui rispettivi capisaldi, si pone al comando di una forza di rincalzo di circa un centinaio di paracadutisti, con la quale contrassalta a colpi di bombe a mano 2 battaglioni della Legione Straniera francese lungo la rampa di Naqb Rala. L'azione viene condotta con una tale tenacia da costringere i francesi al ritiro con forti perdite, tra cui quella del colonnello Comandante le truppe della Francia Libera. Il Ten. Col. Izzo resta gravemente ferito in combattimento, ma rimane al proprio posto fino al termine dell'azione vittoriosa.
Per battere la sola 11ª Compagnia (all'epoca facente parte del IV btg. del 187º rgt.) sulla linea di difesa di El Qattara gli inglesi impiegheranno due battaglioni di fanteria e arriveranno al successo dopo due giorni di violentissimi combattimenti e migliaia di caduti, la maggior parte nel corpo a corpo.
Le perdite subite impediranno alle forze inglesi di proseguire e di sfondare la linea di resistenza, presidiata dalla 13ª compagnia.
Nonostante giorni e giorni di furiosi scontri, il 186º Reggimento riesce a tenere saldamente il fronte che gli è stato assegnato, respingendo sempre il nemico enormemente superiore per mezzi ed equipaggiamento: la linea di resistenza è rimasta intatta, ma il prezzo pagato altissimo. Il VI Battaglione si immola quasi completamente per mantenere le posizioni, mentre il V Battaglione conterà solo poche decine di superstiti tra ufficiali, sottufficiali e paracadutisti.
Il 6 novembre 1942, quando giunge l'ordine di ripiegamento, esce quindi invitto ma decimato ed i pochi superstiti vengono inquadrati nel CCLXXXV (285º) Battaglione di formazione che, dopo aver combattuto a in Tunisia e nell'ultimo scontro di Takrouna, cessa di esistere con la X Armata nel maggio 1943. 12 Medaglie d’Oro al Valor Militare, 62 Medaglie d’Argento al Valor Militare, 17 Medaglie di Bronzo al Valor Militare, 9 Croci al Valor Militare conferite ad ufficiali, sottufficiali e paracadutisti testimoniano il valore dimostrato dai "Leoni della Folgore" del 186° nel breve ciclo operativo in Africa Settentrionale.
Dopoguerra
Dopo la guerra vengono ricostituite le unità paracadutisti e le glorie del 186º Reggimento vengono ereditate dal V Battaglione del 1º Reggimento paracadutisti. Il Battaglione diviene autonomo con la ristrutturazione del 1975 come 5º Battaglione paracadutisti "El Alamein". L’8 aprile 1976, presso il “Campo di Marte” in Firenze il battaglione, al Comando del Ten. Col. Giuseppe Erriquez, riceve in consegna la Bandiera di Guerra, la Medaglia d’Oro e le tradizioni del 186º Reggimento. Il 19 giugno 1976 la Bandiera di Guerra viene aviolanciata per la prima volta. Tra aprile e luglio del 1977 viene trasferito nell'attuale sede di Siena, resa libera in seguito al trasferimento dell’84º Fanteria “VENEZIA”[2]. Nel 1982 partecipa alla missione "Libano 2" in Beirut e nel 1991 alla operazione "Airone" in Iraq.
La ricostituzione
Il 16 settembre 1992 il 186º Reggimento paracadutisti "Folgore" viene ricostituito, inglobando il 5º Battaglione paracadutisti "El Alamein". Fino al dicembre dello stesso anno partecipa all'Operazione Vespri siciliani in Palermo e dal 28 dello stesso mese viene trasferito in Somalia dove partecipa all'operazione UNOSOM II. In seguito prende parte alle numerose operazioni di ordine pubblico in patria e di mantenimento della pace all'estero. Sarà presente in Albania, Bosnia, Kosovo, Libano, Afghanistan e con alcuni uomini in Iraq nell'operazione Antica Babilonia.
Nella missione ISAF in Afghanistan il reggimento è coinvolto in numerosi scontri a fuoco contando diversi feriti.
Il 17 settembre 2009 186º Reggimento perde 4 uomini nell'attentato di Kabul: il capitano Antonio Fortunato, il 1º caporal maggiore Matteo Mureddu, il 1º caporal maggiore Giandomenico Pistonami e il 1º caporal maggiore Davide Ricchiuto.
In Afghanistan nel 2009 il reggimento aveva il comando del contingente italiano (denominato Italfor XX), ricevendo il plauso di tutte le forze della coalizione ISAF.
Il reggimento è di nuovo in Afghanistan dal febbraio al settembre 2011 nella provincia di Farah, inquadrato nell'ambito del Regional Command West, a guida italiana. Durante tale missione, durata 7 mesi, il Reggimento ha costituito il framework per la Task Force South-East, nei due distretti di Bakwa e Gulistan.
Struttura
Comando di reggimento;
Comando alla Sede;
Compagnia Comando e Supporto Logistico (CCSL) "Sorci Verdi";
11ª Compagnia supporto alla manovra paracadutisti "Peste".
Del 5º battaglione paracadutisti "El Alamein" ha fatto parte anche la compagnia mortai paracadutisti "Vampiri", soppressa nel 2011.
Il plotone esplorante della compagnia 11ª può essere usato come "Unità di coronamento per le Operazioni Speciali" (TIER3) in supporto nelle operazioni della Forze speciali italiane (TIER 1)[4] ed effettua lanci con tecniche di caduta libera con procedura HALO, oltre al tipico lancio con fune di vincolo.
All'interno del battaglione vi sono inoltre diverse squadre di ricognitori, team di scorta, unità "jtac" e tiratori scelti.
«Reggimento paracadutisti della gloriosa Divisione “Folgore”, in unione alle aliquote divisionali ad esso assegnate, per tre mesi, senza soste, si prodigò valorosamente in numerose azioni offensive e difensive stroncando sempre l'impetuosa avanzata del nemico enormemente superiore per numero e per mezzi. Nell'epica battaglia di El Alamein, stremato per le perdite subite, cessato ogni rifornimento di acqua, viveri e munizioni, con la fede che solo il più sublime amor di Patria può generare, respingeva sdegnosamente, al grido di "Folgore" ripetuti inviti alla resa, dimostrando in tal modo che la superiorità dei mezzi poteva soverchiare i paracadutisti d'Italia, piegarli mai. Attraverso innumerevoli episodi d'eroismo collettivi ed individuali, protraeva la resistenza tino al totale esaurimento di ogni mezzo di lotta imponendosi al rispetto ed all'ammirazione dello stesso nemico, scrivendo così una delle pagine più fulgide di valore per l'Esercito italiano.» — Africa settentrionale, 23 ottobre - 6 novembre 1942
Medaglia d'argento al valor dell'Esercito
«Il 186º reggimento paracadutisti "Folgore", inquadrato nelle forze italiane in Somalia, partecipava alle operazioni di soccorso alla popolazione somala prodigandosi con totale dedizione ed elevata professionalità nella pericolosa missione e confermando, in numerose azioni di rastrellamento per la ricerca d'armi ed in operazioni contro guerriglieri ed anti banditismo, l'altissimo livello d'efficienza, il grande coraggio e la generosità dei suoi effettivi. Coinvolto in numerosi conflitti a fuoco reagiva sempre con efficacia e determinazione mettendo in luce il valore militare, la capacità operativa e la fortissima motivazione dei propri uomini. Nonostante le gravi perdite subite in combattimento, continuava ad assolvere i compiti affidati senza flessioni, con la fierezza e l'orgoglio di perseverare nel tentativo di ridare sicurezza e soccorso umanitario al martoriato popolo somalo e nella determinazione di rendere onore alla patria lontana.» — Somalia, 27 dicembre 1992 - 8 giugno 1993
Medaglia d'argento al valor dell'Esercito
«Reggimento paracadutisti dalle gloriose tradizioni di virtù militari, durante l'operazione “Decisive Endeavour” in Kosovo, affrontava con straordinario coraggio i disordini che il 17 e 18 marzo 2004 interessavano tutto il territorio kosovaro. Il reparto interveniva a difesa dei monasteri di Dakovica e Decane e a protezione dei villaggi di etnia serba di Belo Polje, Bica e Grabac. I paracadutisti del reggimento, per nulla intimoriti dall'atteggiamento aggressivo e violento dei rivoltosi, ne respingevano con risposta armata i ripetuti assalti, sottraendo alla furia dei dimostranti le comunità minacciate e salvaguardando l'incolumità dei religiosi e l'integrità di numerosi luoghi di culto della religione serbo-ortodossa. Ammirevole esempio di reparto che, per coraggio, altissimo senso del dovere, generoso sprezzo del pericolo, spirito di solidarietà evidenziati, ha contribuito concretamente a dare lustro e prestigio alla Forza Armata ed alla nazione in ambito multinazionale.» — Dakovica, Belo Polje, Decane, Bica, Grabac (Kosovo) 17-18 marzo 2004
Cavaliere all'ordine militare d'Italia
«Reggimento paracadutisti costantemente animato da eccezionale abnegazione e saldezza morale conduceva, con coraggio e perizia, operazioni cinetiche in contesti caratterizzati da notevoli minacce terroristiche e da violenti scontri interetnici. Con valorosa professionalità e consapevole sprezzo del pericolo, gli uomini e le donne del reggimento hanno dato prova di mirabile efficienza, conseguendo notevoli risultati nell'ambito delle numerose e rischiose missioni assegnate. Luminoso esempio di unità fortemente motivata, che con il suo operato, ha contribuito ad accrescere il lustro e il prestigio dell'Italia e delle sue Forze Armate in campo internazionale.» — Afghanistan, Somalia, Libia, 2009 - 2021
Il 5º Battaglione paracadutisti, futuro 186º Reggimento, presidiò l'isola di Lampedusa durante la crisi Italia - Libia del 1986. Subito dopo l'attacco missilistico libico venne anche preparato un piano di contrattacco che dovevano svolgere i paracadutisti, abbandonato però a favore della linea diplomatica e delle operazioni navali.
Il reggimento ha partecipato al G8 di Genova nel luglio del 2001 occupandosi della sicurezza dell'aeroporto insieme agli altri reggimenti della Brigata paracadutisti "Folgore". Nei giorni del meeting i Paracadutisti del 186º Reggimento hanno effettuato la sicurezza perimetrale dell'Air Force One del Presidente USAGeorge W. Bush.
Per la prima volta in una missione estera, durante l'operazione ISAF 2009 la scorta del comandante della Brigata paracadutisti "Folgore", generale Rosario Castellano, era composta da paracadutisti del 186º Reggimento. In passato è stato un lavoro esclusivo degli incursori del 9º Reggimento "Col Moschin".
Il 26 agosto 2010 una squadra composta da 12 paracadutisti del 186º Reggimento ha raggiunto la vetta del Monte Bianco con la propria bandiera di guerra. Con tale gesto i paracadutisti hanno voluto ricordare tutti i caduti nelle missioni internazionali.
Il 21 marzo 2019 la città di Siena conferisce al 186º Reggimento paracadutisti "Folgore" la sua cittadinanza onoraria "per essersi particolarmente distinto con iniziative di carattere sociale, assistenziale e per aver intrapreso azioni di alto valore a vantaggio della Nazione e dell'Umanità, dimostrando un esemplare attaccamento al territorio e alla comunità senese".
Il 19 luglio 2019 l’Accademia Internazionale Medicea di Firenze ha conferito la Medaglia Laurenziana al 186º Reggimento paracadutisti "Folgore" “per l’assiduo, costante e continuo impegno operativo all’estero, nel supporto alle istituzioni in patria, per il livello di eccellenza e professionalità raggiunto nonché le eccezionali qualità umane dimostrate da ciascuno dei paracadutisti del reggimento di ogni livello e grado”.