Jesolo
Jesolo (Jèxoło[5] in veneto) (Cavazuccherina fino al 1930) è un comune italiano di 27 030 abitanti[2] della città metropolitana di Venezia in Veneto, rinomato per la frazione di Lido di Jesolo; seconda spiaggia d'Italia per numero di visitatori e terza per presenze turistiche.[6] Geografia fisicaIl territorio di Jesolo si estende lungo la costa veneziana, su un territorio pianeggiante affacciato sul mare Adriatico e orlato dalla laguna di Jesolo (22 km²), dai fiumi Sile e Piave, e alle foci di questo dall'antistante laguna del Mort. La valle di Jesolo è, insieme a quella di Grassabò, la più estesa della laguna Nord di Venezia. La fascia costiera è bassa e sabbiosa, costituita da un'ininterrotta spiaggia lunga circa 12 chilometri e di ampiezza variabile tra i 30 e i 100 metri. La maggior parte delle aree urbanizzate del comune - ovvero Lido di Jesolo e Jesolo Pineta - si trova su una sorta di "isola", delimitata dai fiumi Piave Nuovo (a est) e Piave Vecchio (a ovest), con le acque del Sile da Caposile e nel letto del vecchio Piave, e il canale artificiale Cavetta, che parte dal centro di Jesolo e si inoltra verso Cortellazzo. Origini del nomeJesoloIl nome antico di Jesolo era Equilium (dal latino equus o dal venetico ekvo), cioè "città dei cavalli": il nome richiamava l'allevamento del cavallo per il quale erano celebrati gli antichi Veneti. Il nome attuale Jesolo deriva probabilmente da una serie di errori di trascrizione di quello più antico (Equilo, Esulo, Lesulo, Jexulo, Jexollo, Jesolum, Giesolo).[7] Dal Cinquecento fino al 1930 Jesolo era chiamata Cavazuccherina: questo nome derivava dall'omonimo canale (in veneziano Cava), aperto il 20 aprile 1499 e costruito da Alvise Zucharin. Negli anni Venti del Novecento, in piena epoca fascista, nel tentativo di ripristinare l'antica denominazione della città e di risemantizzarla ideologicamente in chiave cristiana, il toponimo Jesolo è stato erroneamente ricondotto al termine latino "Jesus" (Gesù), rivestendolo di un significato religioso che gli era in origine totalmente estraneo: questa paretimologia si deve al giornalista torinese Lino Mirko Pacchioni, che proprio alla città di Jesolo dedicò un breve scritto.[8] La metonomasia del toponimo della città, nel corso dei secoli, si può perciò così brevemente riassumere: 1) Equilium / Jesolum; 2) Cavazuccherina; 3) Jesolo. La grafia ufficiale è "Jesolo". Altre tomomasticheNelle località Ca' Soldati, Ca' Fornera, Ca' Pirami e Ca' Nani il lemma tronco Ca', che significa "Casa", in quanto tali località un tempo erano popolate da più famiglie che abitavano casolari di campagna, e il toponimo spesso richiama il cognome (o il soprannome) del capostipite, ma anche un evento particolarmente importante avvenuto in zona o una caratteristica della stessa abitazione. StoriaLe originiIn epoca pre-romana e romana la laguna di Venezia si estendeva dall'odierna Chioggia fino a Grado e c'erano molte isole. Tra queste ce n'era una chiamata Equilio ed era un vicus abitato inizialmente da Veneti, che vivevano di pesca e di allevamento. La caduta di Roma e la nascita di VeneziaIn seguito alla caduta dell'Impero romano d'Occidente ci furono invasioni barbariche nell'Italia e anche nell'entroterra veneto. Ebbe inizio una migrazione dalle città romane come Altino verso le isole lagunari più sicure. Con la riconquista bizantina nella zona lagunare venne creato il distretto di Venetikà, prima dell'Esarcato d'Italia e poi del Ducato di Venezia. Equilio fu una delle città fondatrici di questo ducato e seguì successivamente le vicende della Repubblica di Venezia. La città divenne un centro fiorente e fu sede di una diocesi. In seguito, una serie di avvenimenti (come lo spostarsi del patriziato a Venezia e l'interramento della laguna e il peggioramento delle condizioni ambientali) portò a una lenta decadenza, culminata nel 1466 con la soppressione della diocesi. Nel 1211 la città cambiò nome in "San Giovanni", toponimo nato dalla presenza di un monastero dedicato al Battista, gestito da monache alle quali il vescovo Andrea diede l'uso del battistero della cattedrale come chiesa, che fu chiamato chiesa di S. Giovanni.[7] La rinascita: CavazuccherinaLa lenta ripresa avvenne grazie ai patrizi veneziani Soranzo, proprietari di molte terre nella zona, che fecero costruire, a proprie spese, una nuova chiesa, poi dedicata a san Giovanni Battista ed eretta a parrocchia nel 1495. Attorno alla nuova chiesa si ricostituì il villaggio per favorire l'abitabilità della zona. La Repubblica di Venezia attuò vari interventi di diversione fluviale, miranti principalmente ad allontanare i fiumi Piave e Sile. Il più importante venne realizzato nel 1499 con la costruzione di un canale che collegava il vecchio alveo del Piave (ora Sile) a quello attuale: questo canale (cava), che passava per il nuovo paese, fu realizzato dall'ingegnere Alvise Zucharin e diede nome al nuovo abitato, "Cavazuccherina". XIX secoloCon la campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte e la successiva Caduta della Repubblica di Venezia, anche Jesolo entrò nell'orbita francese e, dopo il Trattato di Campoformio e il Congresso di Vienna, divenne territorio dell'Impero austriaco. In questo periodo si deve ricordare che, con la nuova suddivisione amministrativa del territorio, Cavazuccherina divenne comune autonomo di III classe il 22 dicembre 1807. Con l'avvento degli austriaci venne costituito un consorzio per favorire il miglioramento dei territori lagunari, ormai ridotti a palude ("Consorzio Passarella") e avvenne la prima tumulazione del camposanto. XX secoloLe paludi e le bonificheL'annessione al Regno d'Italia non migliorò la situazione preesistente. Stando infatti alla tavoletta IGM del 1892, l'intero territorio comunale si presentava paludoso, eccettuate solo le dune sabbiose del litorale, in particolare verso est (Valloni e Motteroni dell'Uva, alti fino a 6 m); nei nomi delle paludi di allora si riconosce la toponomastica attuale (Palude Pesara, delle Mura, Fornera, del Molinato, Posteselle). Ancora nella tavoletta del 1908, la situazione appare invariata, se si eccettua uno stabilimento balneare[9], fondato nel 1895 sul luogo del futuro "Albergo Bagni e Miramare" (ora "Condominio Bagni e Miramare")[10]. Era tuttavia imminente la bonifica integrale delle paludi a nord del Sile e del Canale Cavetta: già nella tavoletta del 1910 questo territorio appare bonificato e diviso in lotti agricoli[9]. Durante la prima guerra mondiale la popolazione di Cavazuccherina fu costretta a evacuare il paese. Mentre gli italiani allagavano la zona di Caposile, verso le foci del Piave, gli austriaci presidiavano il territorio paludoso, dove la malaria e l'influenza spagnola (febbre di origine virale) mietevano vittime. La grande bonifica e la prima valorizzazione turistica del litoraleNel primo dopoguerra i "Consorzi di Bonifica del Basso Piave" predisposero la cosiddetta "Grande bonifica". I lavori furono attuati tra il 1920 e il 1930 dal quinzanese Tomaso Nember (cui è intitolata una piazza all'estremità occidentale del litorale) e dal gabianese Giovanni Gorio. Gorio e Nember acquistarono le paludi alle spalle del litorale, ne diressero la bonifica e fondarono l'azienda agricola di "Ca' Porcia", situata nell'entroterra dell'attuale Piazza Marina e affidata a centinaia di braccianti della Bassa Bresciana. Furono così introdotte le coltivazioni di frumento, granoturco e barbabietola da zucchero, alle quali si aggiunsero le piantagioni di alberi da frutto e i vigneti. Il latte qui prodotto veniva poi trasportato alla latteria di Caposile, pure creata e diretta da Nember (attuale "Latteria Soligo").[11] Ma la "Grande bonifica" permise soprattutto la prima valorizzazione turistica del litorale, con i primi stabilimenti per le cure elioterapiche, i primi alberghi e i primi ristoranti. Nella parte centrale del litorale (località "Marina Bassa" e "Spiaggia") sorse nel 1927 il "Lido di Treviso", per opera dell'ingegnere trevigiano Enrico Silvestri: qui fu eretto nello stesso anno l'Istituto elioterapico "DUX", rinominato dopo la caduta del Fascismo in "Istituto Marino", ora Ospedale. Per la parte occidentale del litorale, Tomaso Nember si rivolse all'ingegner Giuseppe Alberti, di Brescia: a lui si dovette nel 1928 la sistemazione del "Lido dei Lombardi"[12]. Il litorale orientale rimase invece occupato dai "Valloni" e dai "Motteroni dell'Uva", che verranno spianati gradatamente nel secondo dopoguerra.[13] Il cambio di nomeIl 28 agosto 1930 Cavazuccherina fu rinominata con l'antico nome di "Jesolo"[14] e il Lido di Treviso fu denominato "Lido di Jesolo". Lo sviluppo segnò una battuta d'arresto con lo scoppio della seconda guerra mondiale ma, tornata la pace, la ripresa partì a ritmo sempre più veloce. Dal dopoguerra ad oggiJesolo Lido ha ospitato negli anni ottanta, in una struttura della Croce Rossa Italiana, un centinaio di cittadini polacchi che avevano richiesto asilo politico e negli anni novanta circa 1400 profughi provenienti dalla ex-Jugoslavia. Nel biennio 2007-2008 la struttura è stata utilizzata dalla Croce Rossa Italiana per corsi di aggiornamento e, durante il periodo estivo, per ospitare gli agenti di Polizia che vengono distaccati presso la città per mantenere l'ordine pubblico. Dall'estate del 2007 la struttura ha nuovamente ospitato dei profughi provenienti da alcuni paesi del continente africano. Il 28 e il 29 aprile 2007, Jesolo ha ospitato il 27º raduno degli Artiglieri d'Italia, organizzato dall'Associazione nazionale artiglieri d'Italia. SimboliLo stemma e il gonfalone di Jesolo furono concessi con regio decreto del 6 settembre 1934.[15][16][17] Lo scudo si fregiava all'epoca, come tutti gli stemmi concessi nel periodo fascista, del capo del Littorio.
«D'azzurro, al drago di rosso. Ornamenti esteriori da Città.»
«Il gonfalone è costituito da un drappo di colore azzurro riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dello stemma comunale con l'iscrizione centrata in oro: Città di Jesolo.» Non si hanno documenti precisi sull'origine del simbolo del drago. Una possibile interpretazione lo fa derivare dal nome di un'area della laguna nord di Venezia, denominata "Valle Dragojesolo", che faceva parte del territorio dell'antica Jesolo, trasformata dalla Serenissima in zona per la caccia e la pesca dei nobili veneziani. In veneziano "cacciare" si diceva trar, da cui deriverebbe il toponimo riportato su alcune carte del XVI secolo: Valle del Traco Jexolo, trasformato in Valle del Draco Gexolo, quindi in Valle del Drago Jexolo, fino all'odierna Valle Dragojesolo.[18] OnorificenzeIl 31 marzo 1983 viene concesso a Jesolo il titolo di Città[15][16] con decreto del presidente della Repubblica Sandro Pertini, per "riconoscere e premiare l'impegno degli jesolani nella vita economica e sociale nella zona".[19] Monumenti e luoghi d'interesseChiese
Siti archeologici
Aree naturali
SocietàEvoluzione demograficaAbitanti censiti[20] Etnie e minoranze straniereAl 31 dicembre 2015 gli stranieri residenti nel comune sono 2 932, ovvero l'11,22% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[21]:
CulturaIstruzioneNella città di Jesolo sono presenti:
Musei
Eventi
Cinema
Geografia antropicaLa città di Jesolo si estende su una superficie urbana di circa 15 chilometri quadrati, suddivisa tra l'entroterra (Jesolo, Cortelazzo ed altre località) e "l'isola" (Lido di Jesolo e Jesolo Pineta), quest'ultima estesa lungo la costa per circa 13 chilometri con una profondità variabile tra 300 metri e due chilometri. La peculiare demografia di Jesolo è stata studiata dettagliatamente in occasione del Master Plan di Tange[23]. Sebbene gli abitanti di Jesolo siano solo 26.000 circa, la città è dimensionata per ospitare comodamente altri 140.000 turisti[23]. Secondo le stime più comuni, Jesolo raggiunge nel picco delle due settimane centrali di agosto una popolazione di circa 300 000 persone. Ogni fine settimana estivo la città vede decine, se non centinaia di migliaia, di pendolari raggiungere la località dove trascorrono la giornata. I residenti si distribuiscono abbastanza equamente a metà tra il capoluogo (7 875 abitanti) e il Lido (10 523 abitanti, inclusa la frazione di Cortellazzo). Meno popolate le frazione di Ca'Fornera e Passarella di Sotto[24]. CapoluogoJesolo, chiamato talvolta anche "Jesolo paese" per distinguerlo da "Lido di Jesolo", è il capoluogo della città, ubicato nella zona centrale del comune. È attraversato dai Canale Cavetta e il Fiume Sile. FrazioniLo Statuto comunale all'art. 3 c. 2 riconosce le seguenti frazioni:
Località
EconomiaL'economia si basa essenzialmente sulle attività turistiche, sviluppate lungo tutta la costa. L'offerta ricettiva del comune consiste di circa 80 000 posti letto.[27] La spiaggia di Jesolo lunga circa 15 km è tra le più estese d'Italia. Nel 2016 secondo ISTAT le presenze turistiche sono state 5 347 000.[28] Infrastrutture e trasportiStradeLe principali vie d'accesso a Jesolo sono la Strada regionale 43 del mare Portegrandi - Jesolo e la SP 42 "Jesolana" Punta Sabbioni - San Michele al Tagliamento. È stato ultimato a fine gennaio 2013 il primo lotto di una circonvallazione esterna al capoluogo con lo scopo di indirizzare parte del traffico verso la meno congestionata zona Est del Lido. Mobilità urbanaI trasporti urbani e interurbani di Jesolo vengono svolti con servizi regolari di autobus gestiti dalla società ATVO. AmministrazioneSindaci dal 1946
Gemellaggi
Sport
In città si svolge il Trofeo Città di Jesolo di Ginnastica Artistica[30], organizzato dalla S.G.A. Gymnasium di Treviso, la più importante gara amichevole internazionale di ginnastica artistica femminile. Nel comune ha luogo la Moonlight Half Marathon[31], una mezza maratona internazionale misurata e certificata, inserita nel calendario FIDAL. Nel 2011, dal 7 al 9 ottobre, si è svolta presso lo stadio Armando Picchi la 38ª edizione dei Campionati Italiani di Atletica Leggera Individuali e per Regioni categoria Cadetti/e.
A Jesolo esistono due società calcistiche: la prima a è l'A.C.D. Jesolo, in Prima Categoria, con alle spalle diverse stagioni in Serie D; la seconda è il Calcio Futuro Jesolo 2013, che milita in Terza Categoria. Inoltre a Jesolo era presente un'altra società, l'Unione Sportiva Città di Jesolo, fondata nel 1969, che ha giocato in Serie C2. Lo Stadio Picchi nel 1986 ha ospitato il "Mundialito Femminile", torneo internazionale nel quale la Nazionale femminile di calcio italiana vinse il titolo di "Campione del Mondo".
Jesolo è stata varie volte arrivo di tappa del Giro d'Italia. Nel 1955 la 16ª tappa vide la vittoria di Rino Benedetti; nel 1970 un'altra 16ª tappa del 1970 si concluse con la vittoria di Dino Zandegù. Nel 1987 vi fu la vittoria di Paolo Cimini alla 14ª tappa; mentre l'anno successivo Paolo Rosola vinse la 20ª tappa. Nel 2015 la 13ª tappa è stata vinta da Sacha Modolo.
La città ha avuto dal 1968 fino al 2004 una propria rappresentativa, la B.C. Jesolo Basket; nel 2004 si è unita con la squadra della vicina San Donà di Piave, facendo nascere la Jesolosandonà Basket. La squadra partecipa alla Serie A Dilettanti e gioca al PalaCornaro di Jesolo.
Nel 2008 la città è stata la sede principale del Campionato mondiale universitario di pallamano.
L'Unionvolley gareggia in serie B2 del campionato di volley femminile.
La squadra della città è lo Jesolo Rugby. Milita nel campionato di Serie B. Nasce nel 1987 e partecipa nella stagione 1987/1988 al Campionato di C2 Triveneto. Lo stadio Picchi ha ospitato nel 2007 la Finale di Coppa Italia di Rugby.
Nel 2007 si sono tenuti i 61º Campionati Nazionali Universitari Impianti sportivi
Note
Bibliografia
Voci correlateAltri progetti
Collegamenti esterni
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