Denno
Denno (Dén[5] in noneso) è un comune italiano di 1 233 abitanti della provincia di Trento. Geografia fisicaTerritorioSituato sulla sponda destra del Noce, a metà strada tra Mezzolombardo e Cles, è da sempre il più importante centro della Bassa Anaunia. Il comune di Denno è esteso su un territorio di 1 042 ettari, a 429 metri s.l.m.; esso si distingue in una zona coltivata a frutteto (limitrofa all'abitato) e in una zona boschiva, costituita da un complesso che si estende lungo il versante orientale della dorsale che separa la Valle di Non dalla Valle di Tovel. L'altimetria delle proprietà comunali varia da 270 m s.l.m., in corrispondenza dell'alveo del torrente Noce ai 1 960 m s.l.m. del Monte Corno. La zona in parte compresa nel Parco naturale Adamello Brenta offre delle interessanti escursioni e la Malga Arza, porta d'accesso al Parco, rappresenta il punto di riferimento per numerose gite sulle montagne del Gruppo di Brenta. Clima
Fonte: Centro Trasferimento Tecnologico, Fondazione Edmund Mach [1] Origini del nomeIl nome del paese deriva da "Enno", nome dei signori de Enno del castello medioevale, Castel Denno, oggi scomparso, che sorgeva nei pressi del villaggio; per cui il paese "D'Enno" tramutò col tempo il nome in "Denno". StoriaEtà medievaleLa PieveLa località è attestata per la prima volta nel 1174 quale "Heno" in un documento dei conti di Appiano a favore della Collegiata agostiniana di San Michele all'Adige.[6] Denno era la sede di una delle più antiche pievi della Val di Non documentata fin dal XIII secolo. Essa, oltre al paese di Denno comprendeva le "ville" di Campodenno, Lover, Segonzone, Dercolo, Quetta e Termon.[7] I De EnnoAll'epoca presso la pieve sorgeva un castello, oggi scomparso, in cui risiedeva la nobile famiglia De Enno, che dal paese prese il proprio nome. I signori de Enno al principio del XIII secolo erano probabilmente i più potenti della Val di Non e avevano possedimenti non soltanto a Denno (Castel Denno e Castel Corona), ma anche a Nanno, Portolo, Termon e Campodenno.[8]. Se il castello di Denno risulta abbandonato già tra il XIV e il XV secolo, [9] la famiglia De Enno si divise in molti rami, alcuni dei quali particolarmente importanti, come quello dei Madruzzo (che ebbe ben quattro principi vescovi tra il 1539 e il 1658) o quello degli Alberti d'Enno, al quale apparteneva Francesco Felice Alberti di Enno, principe vescovo di Trento dal 1758 al 1762. Età modernaLa Guerra RusticaDurante la rivolta del 1525 dei contadini della Val di Non contro il principe vescovo di Trento Bernardo Clesio, gli uomini della Pieve di Denno, a differenza di quelli di altre comunità, mantennero un atteggiamento prudente e piuttosto defilato, evitando così, quando la sommossa fu soffocata dall'intervento di Ferdinando I d'Asburgo, di incappare nelle sanzioni inflitte agli esponenti delle fazioni più estreme .[10] La caccia alle stregheDurante la caccia alle streghe che ebbe luogo in Val di Non tra il 1612 e il 1615, gli inquisitori si recarono anche nella Pieve di Denno interrogando molte persone. Durante le indagini alcune donne della zona furono accusate di essere delle streghe: Domenica detta la Tronella di Quetta, Anna detta la Tuenetta e Maria detta la Grill, entrambe di Toss. Se della sorte delle prime due non si hanno notizie, Maria detta la Grill fu imprigionata a Castel Coredo nel novembre 1613 e nel gennaio del 1614 condannata a morte assieme a una donna di Romeno.[11] La Carta di RegolaNel 1632, all'epoca del principe vescovo Carlo Emanuele Madruzzo, Denno ottenne la ratifica della propria carta di regola, il testo contenente tutte le norme che regolavano i ritmi del lavoro contadino e la vita della comunità, dalla nomina delle cariche pubbliche, ai diritti e ai doveri dei singoli abitanti riguardo al rispetto delle proprietà private e alla cura delle proprietà comuni, come le strade, i boschi e i pascoli.[12] Età contemporaneaL'industria della setaNel XIX secolo con la secolarizzazione del Principato Vescovile di Trento, annesso all'Impero Austriaco, e con l'abolizione delle antiche regole, Denno divenne un comune. Il paese vide una fase di forte sviluppo economico soprattutto nella prima metà del secolo durante l'epoca d'oro della bachicoltura. In quegli anni a Denno sorsero diverse filande per la filatura dei bozzoli prodotti dai contadini di tutta la zona, che diedero lavoro a molte persone.[13] Il "Comune Grande" e la sua divisioneDopo la prima guerra mondiale, il comune di Denno divenne ufficialmente parte della neo-annessa Venezia Tridentina e nel 1928, con la riforma fascista degli enti locali, incorporò tutte i paesi dell'antica pieve, ovvero, Campodenno, Quetta, Termon, Lover con Segonzone e Dercolo con Cressino. Si venne così a creare il cosiddetto "Comune Grande" di Denno.[14] Nel secondo dopoguerra i disaccordi tra Denno e le sue frazioni portarono a un referendum che nel 1951 coinvolse tutta la popolazione del "Comune Grande", con il quale i paesi di Campodenno, Dercolo, Lover, Quetta e Termon si staccarono dal Comune di Denno per riunirsi in un comune a sé stante facente capo a Campodenno istituito nel 1952.[15] SimboliLo stemma e il gonfalone sono stati concessi con regio decreto del 20 gennaio 1930.[16] «Interzato in banda d'argento, d'azzurro e d'argento al castello d'oro, attraversante sul tutto; ornamenti esteriori da Comune.[17]» Il gonfalone è un drappo di colore azzurro riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma sopra descritto con l'iscrizione centrata in argento: "COMUNE DI DENNO". Monumenti e luoghi d'interesseArchitetture religiose
Architetture civili e militari
Aree naturali
SocietàEvoluzione demograficaAbitanti censiti[22] Ripartizione linguisticaNel censimento del 2001 il 32,18% della popolazione (354 persone) si è dichiarato "ladino".[23] CulturaArteNel paese nella prima metà del Seicento si trasferì lo scultore e intagliatore Bartolomeo Strudel, che avviò una bottega.[24] A Denno nacquero i tre figli di Bartolomeo: Paul Strudel, autore delle due statue della Veronica e della Maddalena nella Cappella del Crocifisso del Duomo di Trento e scultore di corte dell'imperatore Leopoldo I d'Asburgo, lo scultore e pittore Peter Strudel, fondatore dell'Accademia di belle arti di Vienna e Dominik Strudel. In un rogito del notaio Niccolò de Antognines del settembre 1706 è registrata la deliberazione della pubblica Regola di Denno per la nomina di Paul Strudel a cittadino onorario.[25] EconomiaL'economia della zona è sempre stata prevalentemente agricola, un tempo basata sulla viticoltura e sulla bachicoltura che ha visto prosperare l'industria della filatura dei bozzoli che offriva lavoro a molte persone del paese e dei dintorni. Ora è la coltivazione della mela l'attività prevalente, scendendo dal paese infatti si raggiunge il Consorzio Ortofrutticolo Bassa Anaunia (COBA).[26] Inoltre coesistono attività artigianali ed un piccolo turismo locale. Tra le attività artigianali è ancora diffusa e rinomata l'antica lavorazione del legno finalizzata alla realizzazione di mobili e arredamenti.[27] Amministrazione
VariazioniLa circoscrizione territoriale ha subito le seguenti modifiche: nel 1928 aggregazione di territori dei soppressi comuni di Campodenno, Dercolo, Lover, Quetta e Termon; nel 1952 distacco di territori per la ricostituzione del comune di Campodenno comprendendo anche i territori degli ex comuni di Dercolo, Lover, Quetta e Termon (Censimento 1951: pop. res. 1554).[28] SportLa società sportiva del paese è l'U.S. Bassa Anaunia costituita nel 1990 dalla fusione delle ex società sportive US. Denno, US. Stella Azzurra di Campodenno, US. Quetta, US Libertas Ton e US. S.Vito Flavon. Opera nella Bassa Val di Non e si occupa sia di calcio che di pallavolo. Nel calcio, la prima squadra milita dalla stagione 2010/11 nel campionato di Promozione provinciale. L'impianto sportivo principale è il campo in erba in località Valmaor di Denno mentre l'impianto sintetico è in località Salvez nel comune di Campodenno. Altro campo sportivo in erba è nel comune di Contà alla pineta di Flavon. La sede sociale e operativa è a Denno in via Colle verde n.1. Attuale presidente è Flavio Berti, che negli anni 2000 è succeduto al primo presidente Silvano Webber.[29] Note
Bibliografia
Altri progetti
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