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Motivo: Da completare e riorganizzare in maniera più rigorosa. La stessa definizione di sovrani italiani è ambigua per diversi motivi. Se fosse fatta bene sarebbe un doppione pesantissimo di info già presenti altrove.
Patrizio attestato in una lettera di Papa Pelagio II datata 584; diversi studiosi l'hanno identificato con l'innominato esarca menzionato nella medesima lettera.
Persuaso da Papa Gregorio, firmò una tregua biennale con i Longobardi (598). Nel 601/602 fece prigionieri a Parma parenti di re Agilulfo, provocando una guerra con i Longobardi con numerose sconfitte per i Bizantini. Richiamato a Costantinopoli per le numerose sconfitte.
Al suo secondo mandato, firmò una tregua con i Longobardi, che venne rinnovata di anno in anno. L'ultima volta che viene attestato come esarca è il 608, quando edificò una colonna in onore di Foca. Si ignora quando ebbe termine il suo mandato, plausibilmente con l'elevazione di Eraclio a imperatore (610).
Menzionato nella vita agiografica di San Teodoro di Sykeon come esarca, probabilmente lo fu tra la fine del regno di Foca e l'inizio del regno di Eraclio. Nulla si sa di lui.
Sedò con durezza le rivolte scoppiate a Ravenna e a Napoli. Combatté con insuccesso i Longobardi condotti dal duca Sundrarit. Usurpò la porpora e tentò di marciare su Roma per farsi incoronare Imperatore d'Occidente dal Papa, ma fu ucciso presso Castrum Luceolis da soldati fedeli a Eraclio (619/620).
Paolo Diacono narra di un patrizio Gregorio che uccise a tradimento i duchi del Friuli Caco e Tasone. Dato che gli esarchi detenevano di norma il titolo di patrizio, è possibile che tale Gregorio fosse stato un esarca.
Trattò con estrema durezza il papato, punendolo per essersi opposto alla politica religiosa imperiale sequestrando il tesoro papale custodito nel Laterano (640). Tentò di opporsi invano alla politica espansionistica di Re Rotari, venendo probabilmente ucciso nella Battaglia dello Scultenna (643).
Su ordini dell'Imperatore, tentò di assassinare il Pontefice, ma fallì. Subito dopo si rivoltò all'Imperatore separando l'Italia dall'Impero. La rivolta finì nel 652 quando l'esarca ribelle, recatosi in Sicilia per combattere gli Arabi, perì per via di un'epidemia.
Al suo secondo mandato, arrestò Papa Martino I e lo deportò a Costantinopoli per farlo processare per tradimento. Si ignora quando terminò il suo mandato ma esso ebbe termine poco prima il 666, quando è attestato come esarca Gregorio.
Era esarca nel 687 quando tentò di imporre come Papa Pasquale, che gli aveva promesso 100 libbre d'oro. Null'altro si sa di lui, a parte gli avvenimenti del 687.
Nel 702, recandosi a Roma dalla Sicilia, rischiò di essere ucciso dall'esercito esarcale in rivolta ma fu salvato dal Papa che riuscì a calmare i rivoltosi.
Fu l'ultimo esarca. Sotto il suo mandato, sotto la spinta espansionistica dei re longobardi Liutprando e Astolfo, l'esarcato cadde in mano longobarda (751).
Nota: le date sono in molti casi approssimate, non sapendo per alcuni esarchi quando il loro mandato iniziò o finì con esattezza. Tra l'altro si ignora tuttora l'esatto numero degli esarchi che governarono l'Italia dal 584 al 751 (potrebbero essere stati ventiquattro) e di due di essi (Anastasio e Stefano) si ignora addirittura l'epoca del loro mandato, essendo noti unicamente da due sigilli.[3]
Nel 1058 Riccardo conquistò il Principato di Capua e quindi, da quel momento il titolo di Conte d'Aversa fu ricompreso tra quelli spettanti ai Principi di Capua.
1465 - Ferdinando I di Napoli, conosciuto anche come Re Ferrante, alla morte della moglie Isabella unisce il Principato di Taranto con il Regno di Napoli. Fu a partire dal loro primogenito, l'allora Duca di Calabria e futuro Alfonso II, che divenne abitudine dei re di Napoli attribuire il titolo di Principe di Taranto ai loro figli, pur essendo il principato di fatto scomparso.
1586-1593: Rodolfo II (1569-1593), secondo figlio dei precedenti (II marchese di Castiglione e III marchese di Castel Goffredo). (Il più anziano, Luigi Gonzaga (1568-1591), rinuncia ai suoi diritti, diventa geusita e sarà canonizzato)
Dal 1739 fu posto sotto la reggenza della moglie, poiché inabile a regnare a causa di una malattia mentale.
Tra il 1734 e il 1738, durante la Guerra di successione polacca, il Ducato fu occupato dalla coalizione franco-ispano-sarda
Il Ducato, già sotto il controllo dello Stato Pontificio dal 1625, ne viene assorbito entro i confini alla morte dell'ultimo Duca. Le collezioni artistiche dei Della Rovere andarono all'ultima discendente Vittoria, sposa di Ferdinando II de' Medici, e quindi trasferite in larga parte a Firenze.
^L'ipotesi si basa su un passo ambiguo del Liber Pontificalis, che afferma che Eutichio "dudum exarchus fuerat". Alcuni studiosi hanno tradotto "dudum" con "in precedenza", interpretando il testo come una conferma di un possibile primo mandato di Eutichio da datare intorno al 711-713. Altri studiosi hanno fatto notare invece che "dudum" può significare anche "per lungo tempo", e che quindi il passo del Liber Pontificalis in questione non prova l'ipotesi che Eutichio nel 727 fosse al suo secondo mandato. Cfr. Ravegnani 2011, p. 84 e Eutichio, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
^Negli anni 1449 - 1450 il marchesato fu occupato da truppe genovesi.
^Dal 1535 al 1546 Alfonso II era minore e il marchesato fu retto dalla madre Peretta e dallo zio Marcantonio Del Carretto Doria.
^Dal 1558 al 1564 il marchesato fu occupato da truppe genovesi.
^Dal 1564 al 1566 il marchesato fu retto da Giovanni Alberto Del Carretto di Gorzegno in nome di Alfonso II.
^Dal 1566 al 1602 il marchesato fu amministrato da commissari imperiali, che operavano per conto degli ultimi marchesi. Dal 1571, inoltre, fu presidiato da truppe asburgiche, prima spagnole e poi imperiali.
^Fu anche signore di Castel Goffredo dal 1593 al 1600, quando quest'ultimo fi ceduto al duca di Mantova in cambio di Medole.