Questa voce raccoglie le informazioni riguardanti il Cagliari Calcio nelle competizioni ufficiali della stagione 1995-1996.
Stagione
Dopo il buon campionato della scorsa stagione, in cui il Cagliari è arrivato a soli 3 punti dalla zona UEFA, l'ambizioso presidente Cellino decide di affidare le redini della panchina a Giovanni Trapattoni, uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio. La notizia entusiasma la tifoseria, anche perché società e tecnico sembrano ambire a grandi traguardi. «Non mi pongo limiti verso l’alto, ho vinto anche con Galderisi e Marocchino» dice in un'intervista prestagionale il Trap.[2]
Il calciomercato, tuttavia, non regala gli stessi sogni: la stella Dely Valdés viene ceduta al Paris Saint-Germain e per sostituirla viene ingaggiato l'allora sconosciuto uruguaiano Dario Silva. Il centrocampo - orfano di Herrera, passato all'Atalanta - viene rinforzato con due elementi di esperienza come De Napoli e Venturin, mentre in difesa si registra l'arrivo di Bonomi dalla Lazio. Gli altri "big" della squadra - Firicano, Bisoli, Pusceddu e Oliveira - restano a disposizione del tecnico di Cusano Milanino.
Attorno al Cagliari c'è molta curiosità, in parte perché per la prima volta Trapattoni si trova al timone una squadra "provinciale", in parte perché gli isolani sono i primi ad iniziare il ritiro precampionato (a Vipiteno); in conseguenza di ciò, gli abbonamenti sfioreranno quota 12.500, contro i circa 7.000 dell'anno passato. L'inizio di stagione, tuttavia, è traumatico: nelle prime tre partite il Casteddu colleziona altrettante sconfitte, mentre in Coppa Italia la Lucchese, club di serie B, viene piegata in casa solamente ai tempi supplementari. "Il triste zero di Trapattoni" è il titolo che La Repubblica sceglie per fotografare le difficoltà del nuovo allenatore[3].
Dopo la sconfitta di Firenze alla 3ª giornata, Trapattoni dichiara in conferenza stampa: "La squadra ha avuto scarsa coscienza dei propri mezzi, ho visto giocatori bloccati psicologicamente. Dopo tre giornate, neppure la UEFA è irraggiungibile. Ho spiegato ai ragazzi che l’esempio è la Juve, dove c’è chi ha vinto lo scudetto eppure torna indietro a difendere"[2]. La successiva partita di campionato vede i rossoblù fronteggiare proprio i bianconeri in quello che sembra già un dentro o fuori per Giuanin. Contro la Vecchia Signora, complice anche un Valerio Fiori in forma smagliante, la sfida finisce 0-0. Il primo punto sembra sbloccare i cagliaritani, che nelle due successive partite battono Sampdoria e Cremonese.
Si tratta però di una gioia di breve durata: alla 9ª giornata, dopo la sconfitta per 3-2 contro il Milan, la squadra è terzultima e da più parti viene invocato l'esonero del Trap. Cellino però difende la sua scelta e sentenzia: "Ci riprenderemo"[3]. Nelle successive cinque giornate si nota effettivamente un miglioramento e quando si arriva alla giornata 14 i sardi sono pienamente in linea con le ambizioni di inizio anno: hanno infatti venti punti come la Sampdoria, uno in meno della Roma, due di ritardo su Lazio e Atalanta quinte. In mezzo, si registra l’eliminazione in Coppa Italia per mano dell'Atalanta[2]. L'anno solare si chiude con una sonora sconfitta (4-0) contro l'Inter.
Il 1996 inizia se possibile anche peggio, con una traumatica sconfitta casalinga contro il modesto Padova arrivata nei minuti finali, a cui segue un altro 4-0 patito, inflitto stavolta dal Parma. Il largo successo interno contro l'Udinese non da serenità, perché nella domenica seguente il Casteddu subisce il terzo 4-0 consecutivo in trasferta, ad opera della Lazio. A Roma, in conferenza stampa, Trapattoni è polemico: "Se Cellino vuole dare una scossa e cacciarmi, lo faccia subito: sono pronto a tutto"[2]. Dopo uno scialbo pareggio a reti bianche con la Fiorentina, arriva un'altra grave sconfitta, questa volta a Torino contro la Juventus.
Due giorni dopo, Trapattoni rassegna le dimissioni dalla panchina rossoblù. A caldo fa dichiarazioni polemiche contro il proprietario del club: "Non potevo farmi prendere ancora in giro. Mi spiace di aver contribuito ad alimentare illusioni eccessive, ho sbagliato a parlare di coppa UEFA e me ne assumo la responsabilità. Forse l’errore più grave l’ho commesso quando ho accettato questa avventura"[2]. Successivamente spiegherà le ragioni che lo hanno portato a formalizzare questo passo indietro:
«Era la cosa più assennata che potessi fare. Siamo in una posizione di classifica non dico tranquilla, ma sicuramente fuori dalla zona pericolosa. Le partite più difficili - contro Lazio, Juve e Fiorentina - sono ormai alle spalle, per cui credo che, da qui in avanti, la squadra possa riportarsi in una posizione decisamente ottimale. Resta l’unico rammarico di non aver lottato per un piazzamento UEFA ma, ribadisco, in questo momento le dimissioni, comprensibili o meno, sono la cosa più saggia da fare. Lascio i ragazzi in una posizione tranquilla e con un calendario che li mette al riparo.»
Al suo posto siede sulla panchina Bruno Giorgi, un allenatore che ben conosce l'ambiente. Il nuovo mister riesce a traghettare la squadra in una tranquilla posizione di metà classifica: da segnalare, in positivo, i pareggi contro Inter e Roma e la vittoria contro il Parma all'ultima giornata.
Divise e sponsor
Le divise, marcate Erreà per la terza e ultima stagione, rimangono immutate a eccezione della maglia da trasferta che presenta una proiezione del simbolo dei 4 mori.