La linea di Sabbioneta e Bozzolo è stata un ramo cadetto della dinastia dei Gonzaga.
I feudi di Sabbioneta e Bozzolo furono creati dal marchese Gianfrancesco Gonzaga che li attribuì in eredità alla sua morte nel 1444 al figlio più giovane Carlo, il quale li trasmise alla sua morte nel 1456 a suo figlio Ugolotto. Quest'ultimo morì senza figli e le fortezze passarono nelle mani del fratello maggiore di Carlo, Ludovico.
Gianfrancesco (1446-1496), secondogenito del marchese di Mantova Ludovico III, detto il Turco (1412-1478), è considerato l'iniziatore di questa linea cadetta.[1]
Il figlio Ludovico, a seguito della divisione del feudo col fratello Pirro nel 1521, ottenne le terre di Sabbioneta. Fece di Gazzuolo la sua residenza ed ebbe una corte sfarzosa, ospitando artisti e letterati, come Ludovico Ariosto. Alla morte di Ludovico venne nominato erede il figlio Luigi Gonzaga "Rodomonte", capitano imperiale di Carlo V. Ma il personaggio più famoso fu indubbiamente Vespasiano I Gonzaga, figlio di "Rodomonte", che, nato nel 1531, ottenne l'investitura imperiale di Bozzolo, Ostiano, Rivarolo, Rodigo e Sabbioneta. Fu un militare coraggioso e fu per lungo tempo alla corte di Filippo II di Spagna. Nel 1577 ottenne dall'imperatore Rodolfo II, suo amico personale, il titolo di duca di Sabbioneta. Alla sua morte nel 1591 gli subentrò la figlia Isabella che a sua volta, lasciò Sabbioneta alla nipote Anna Carafa (1637). Con il figlio di quest'ultima Nicola María, si estinse la dinastia di Vespasiano Gonzaga e nel 1689 il ducato di Sabbioneta passò in possesso degli spagnoli che lo vendettero al genovese Francesco Maria Spinola.[2]
Nicola Maria morì senza eredi nel 1689 e si estinse la discendenza di Vespasiano I Gonzaga. Il ducato di Sabbioneta passò in possesso degli spagnoli che lo vendettero al genovese Francesco Maria Spinola.
^ Alberto Sarzi Madidini, Sabbioneta La storia, su igonzagadellenebbie.it. URL consultato il 23 settembre 2020 (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2013).
^Si veda Onofrio Melvetti, Una viceregina napoletana Anna Carafa, 2018, p. 2
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