Questa voce raccoglie le informazioni riguardanti la Juventus Football Club nelle competizioni ufficiali della stagione 1984-1985.
Stagione
Pochi i ritocchi apportati nell'estate 1984 alla rosa della Juventus, reduce da un double continentale e decisa, in questa stagione, a realizzare un grande slam mai raggiunto prima da alcuna squadra, ovvero collezionare successi in tutte le maggiori competizioni calcistiche per club d'Europa.[5] Confermato pressoché in toto l'undici titolare della precedente annata, nel gruppo di Trapattoni si segnalarono unicamente le partenze di uno storico protagonista dell'ultimo decennio a tinte bianche e nere, il terzino Claudio Gentile, il quale si svincolò accasandosi alla Fiorentina,[6] e del centravanti Domenico Penzo, ceduto al Napoli dopo un solo e scialbo anno a Torino.[7] A sostituirli arrivarono, rispettivamente, Luciano Favero dall'Avellino e Massimo Briaschi dal Genoa; venne inoltre prelevato in terza serie, dal Parma, il giovane prospetto Stefano Pioli.
Il primo titolo in palio della stagione fu la Supercoppa UEFA, cui la squadra accedette grazie alla vittoria in Coppa delle Coppe della stagione precedente; avversaria nella competizione fu il Liverpool detentore della Coppa dei Campioni. Per motivi di calendario fu problematico trovare due date libere (andata e ritorno) per disputare tale competizione, fino a quando, in dicembre, fu raggiunto un accordo tra i due club per disputare la competizione in gara unica; a seguito di un sorteggio informale tenutosi fra il presidente bianconero Boniperti e il direttore generale del club inglese Robinson, fu deciso che questa si sarebbe disputata in Italia, il 16 gennaio 1985, al Comunale di Torino:[8] la Juventus vinse l'incontro 2-0 con doppietta di Zbigniew Boniek, divenendo così la prima squadra italiana a far proprio tale trofeo.[9]
In campionato la Juventus rimase sempre in posizioni di secondo piano, essendo la lotta scudetto confinata a Inter, Torino e Verona, poi risoltasi a dispetto dei pronostici in favore di quest'ultima; anche in Coppa Italia il cammino dei bianconeri si rivelò infruttuoso, eliminati ai quarti di finale dal modesto Milan di questa fase storica. La squadra torinese appariva distratta dall'impegno in Coppa dei Campioni dove progredì fino alla finale, che vedeva come avversaria nuovamente i Reds per la seconda volta in quattro mesi.
L'incontro era in programma all'Heysel di Bruxelles, in Belgio, il 29 maggio 1985: gli eventi che lo precedettero, i quali causarono la morte di 39 sostenitori della Juventus, trasformarono quel giorno in una delle maggiori tragedie nella storia dello sport. Per sfuggire all'assalto degli hooligan inglesi, un gruppo di tifosi italiani si ritirò in massa contro il muro di recinzione di un settore dello stadio, che non resse l'improvviso carico e franò provocando la caduta al suolo circa dieci metri sottostante di numerose persone, uccidendone 39 e provocando più di 200 feriti.
Nonostante l'iniziale richiesta della società torinese di non disputare la finale,[10] questa si tenne per volere congiunto dell'UEFA, del Ministero dell'Interno belga, del sindaco e della polizia di Bruxelles, con la motivazione di favorire l'intervento delle forze dell'ordine:[11] i bianconeri vinsero la gara per 1-0 grazie a un calcio di rigore trasformato da Michel Platini. Con tale vittoria, nella notte più triste della sua storia, la Juventus divenne la prima squadra europea a mettere in bacheca tutte le competizioni stagionali di club dell'UEFA.[12][13] Qualche anno dopo, il 12 luglio 1988 a Ginevra, in Svizzera, l'organismo calcistico continentale consegnò al club una speciale Targa UEFA a sancire il primato raggiunto.[14][15][16]
^Inaugurazione del nuovo stadio del Campobasso; cfr. Bruno Bernardi, Campobasso-Juve, una festa, in La Stampa, 13 febbraio 1985, p. 20. URL consultato il 16 febbraio 2021.
^Gara disputata al Letzigrund Stadion anziché all'Hardturm per la maggior capienza dell'impianto; cfr. Bruno Perucca, Zurigo, la partita in due stadi, in La Stampa, 7 novembre 1984, p. 22. URL consultato il 7 novembre 2020.
^Inizio della gara previsto per le 20:15 CEST, posticipato di circa un'ora e mezza per i gravi incidenti provocati dagli hooligans inglesi che causarono oltre 600 feriti e la morte di 39 persone: l'incontro, la cui disputa fu incerta fino all'ultimo momento, fu ugualmente giocato per ragioni di ordine pubblico, prendendo avvio qualche minuto dopo le 21:40 CEST; cfr. Juve campione nel giorno più triste, in La Stampa, 30 maggio 1985, p. 25. URL consultato il 29 maggio 2021.
^La finale, benché giocata in campo neutro, è considerata in casa dei bianconeri.
Bibliografia
AA.VV., Calciatori 1984-85, edizione speciale per "La Gazzetta dello Sport", Modena, Franco Cosimo Panini Editore, 2004.
Arrigo Beltrami (a cura di), Almanacco illustrato del calcio 1986, Modena, Edizioni Panini, 1985, pp. 134-589.
Nicola Calzaretta, I colori della vittoria, Pisa, Goalbook Edizioni, 2014, ISBN978-88-908115-9-3.