Dopo aver frequentato le scuole a Firenze,[2] Garin inizia giovanissimo l'università e si laureò in filosofia nell'Università di Firenze a soli 21 anni sotto la guida di Limentani. In questi anni pubblicò vari studi sull'Illuminismo inglese che sarebbero confluiti nel volume del 1942 sui moralisti inglesi. Subito dopo la laurea sostenne e vinse il concorso per insegnare nei licei, cosa che continuò a fare fino al 1949, quando vinse la cattedra da ordinario all'università di Firenze. Tra i commissari del concorso liceale c'era Augusto Guzzo, una figura che costituirà un punto di riferimento per Garin quanto meno fino ai primi anni del dopoguerra. In questi anni i suoi riferimenti culturali non erano costituiti da intellettuali e politici come Gramsci, ma da filosofi di matrice spiritualista e cattolica come Louis Lavelle e René Le Senne o, in Italia, Enrico Castelli Gattinara di Zubiena, Michele Federico Sciacca e lo stesso Guzzo. Nel 1944 Garin, iscritto al Partito Nazionale Fascista dal 1931, pronunciò al Lyceum di Firenze una commemorazione per la morte del presidente dell'Accademia d'ItaliaGiovanni Gentile, assassinato dai GAP[3].
Una svolta nella prospettiva politica, filosofica e storiografica (le tre cose non vanno separate) si ebbe con l'uscita dei Quaderni del carcere di Antonio Gramsci, che influenzarono notevolmente la sua filosofia nel costante riferimento alla concretezza del pensiero, e con la pubblicazione delle Cronache di filosofia italiana. Questo volume, fortemente sollecitato da Vito Laterza, vinse il premio Viareggio per la saggistica[4] e fu favorevolmente accolto da vari recensori. Tra questi spicca Roderigo di Castiglia, alias Palmiro Togliatti, che lo recensì molto favorevolmente su Rinascita. Dopo l'intervento di Togliatti, Garin assurse al ruolo di intellettuale civile e principale interlocutore culturale del Partito Comunista. Questo ruolo fu sancito nel gennaio del 1958 quando Garin aprì il convegno per i venti anni dalla morte di Gramsci, convegno a cui partecipò lo stesso Togliatti.
Storico della filosofia molto legato al rigore filologico e al lavoro sui testi, rifiutava la definizione di filosofo; è tuttavia considerabile tale proprio in virtù delle sue polemiche antispeculative e come influente teorico della storiografia filosofica. Per molti anni è stato affermato docente nell'Università degli Studi di Firenze, insieme a note figure intellettuali come Delio Cantimori e Cesare Luporini. In seguito si trasferì a Pisa, insegnando alla Scuola Normale Superiore, a causa dei perduranti disordini della rivolta studentesca iniziata nel '68, di cui non condivideva le modalità di lotta e che considerava espressione di astratto rivoluzionarismo.
Personalità estremamente stimolante, si è dedicato con passione alla formazione dei suoi numerosi allievi; sotto la sua guida si sono formati egregi studiosi, tra i quali si ricordano Giancarlo Garfagnini, ordinario di Filosofia Medievale nell'ateneo fiorentino, Cesare Vasoli, Michele Ciliberto, ordinario alla Normale di Pisa, Sergio Moravia, Paolo Rossi, Maurizio Torrini, Saverio Ricci, Loris Sturlese, ordinario di Filosofia Medievale a Lecce, Anna Maria Princigalli, partigiana e pedagoga dei Convitti Rinascita e della rivista Educazione Democratica. È stato per decenni il principale consulente della casa editrice Laterza, sia per la filosofia antica sia per la filosofia moderna, collaborando attivamente alle due collane di classici della filosofia fondate da Benedetto Croce, e affidando ai tipi della Laterza numerose sue opere fondamentali. I suoi interessi furono essenzialmente rivolti al pensiero dell'umanesimo, del Rinascimento e alla storia della cultura. La sua infaticabile avidità di letture filosofiche lo rese consigliere prezioso anche per le giovani o giovanissime leve di pensatori, italiani e non. La Casa editrice Laterza gli ha reso omaggio commissionando e pubblicando un volume comprendente la bibliografia completa delle sue opere.
Giovanni Pico della Mirandola. Vita e dottrina, 1937
Gli illuministi inglesi. I Moralisti, 1942
Il Rinascimento italiano, 1941
L'Umanesimo italiano, 1952
Medioevo e Rinascimento, 1954
Cronache di filosofia italiana, 1955
L'educazione in Europa 1400-1600, 1957
La filosofia come sapere storico, 1959
La cultura filosofica del Rinascimento italiano, 1960
La cultura italiana tra Ottocento e Novecento, 1962
Scienza e vita civile nel Rinascimento italiano, 1965
Storia della filosofia italiana, 1966 (tre volumi)
Dal Rinascimento all'Illuminismo, 1970
Intellettuali italiani del XX secolo, 1974
Rinascite e rivoluzioni, 1975
Lo zodiaco della vita, 1976
Tra due secoli, 1983
Vita e opere di Cartesio, 1984
Ermetismo del Rinascimento, 1988
Gli editori italiani tra Ottocento e Novecento, 1991
La cultura del Rinascimento, 2000
Archivio e biblioteca personale
Dopo il decesso, avvenuto alla fine del 2004[6], per suo lascito testamentario le sue carte e la sua biblioteca sono state depositate presso la Scuola Normale Superiore di Pisa.[7]
Note
^«ciò non toglie che l'importanza della interpretazione del Rinascimento che Garin ci dà nei suoi scritti e ci documenta nelle sue edizioni, pubblicazioni, finissime traduzioni di testi umanistici di ogni tipo (filosofico, politico, critico, letterario) possa essere, senza iperbole, confrontata con l'importanza della evocazione del Burckhardt» in Cantimori, Studi di storia, Torino, Einaudi, 1959, p. 312.
^la Repubblica, 11 aprile 2014; Mecacci L., La Ghirlanda fiorentina e la morte di Giovanni Gentile, Adelphi, Milano 2014
^Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci.it. URL consultato il 9 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2019).
Felicita Audisio e Alessandro Savorelli (a cura di), Eugenio Garin. Il percorso storiografico di un maestro del Novecento, Le Lettere, Firenze 2003.
Marino Biondi, Dopo il diluvio. Eugenio Garin, l'ombra di Gentile e i bilanci della filosofia, in Un secolo fiorentino, Helicon, Arezzo 2015, pp. 375–410.
Olivia Catanorchi e Valentina Lepri (a cura di), Eugenio Garin dal Rinascimento all'Illuminismo (Atti del convegno Firenze, 6-8 marzo 2009), Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2011.
Luciano Mecacci, Contributo alla bibliografia degli scritti su Eugenio Garin, in: «Il Protagora», XXXVIII, luglio-dicembre 2011, sesta serie, n. 16, pp. 519–526.
Luciano Mecacci, La Ghirlanda fiorentina e la morte di Giovanni Gentile, Adelphi, Milano 2014 (pp. 269–295, 437-450: Le commemorazioni di Eugenio Garin).
Michele Maggi, "Il Gramsci di Eugenio Garin", in Archetipi del Novecento. Filosofia della prassi e filosofia della realtà, Bibliopolis, Napoli 2011.
Stefania Zanardi, Umanesimo e umanesimi. Saggio introduttivo alla storiografia di Eugenio Garin, FrancoAngeli, Milano 2019.
Corrado Claverini, La tradizione filosofica italiana. Quattro paradigmi interpretativi, Quodlibet, Macerata 2021.