In particolare, tra il 1960 e il 1962, grazie alla sua celebre "trilogia dell'incomunicabilità", composta dai tre film in bianco e neroL'avventura, La notte e L'eclisse (con protagonista la giovane Monica Vitti, al tempo compagna di Antonioni anche nella vita), considerati a buon diritto le prime opere cinematografiche che affrontano i moderni temi dell'incomunicabilità, dell'alienazione e del disagio esistenziale[8], Antonioni riesce a «rinnovare la drammaturgia filmica»[6] e a creare un forte «smarrimento» tra pubblico e critica, che accolgono queste opere «formalmente molto innovative» in «maniera contrastante»[9].
Era il secondo figlio, dopo il fratello Carlo Alberto, di Ismaele Antonioni ed Elisabetta Roncaglia.[12]
Formazione
Di famiglia medio borghese, si iscrive al Regio Liceo Ginnasio "L. Ariosto" di Ferrara poi cambia istituto superiore frequentando l'Istituto Tecnico Commerciale Vincenzo Monti (attuale Istituto Tecnico Economico Vittorio Bachelet) dove consegue il diploma di ragioniere e in seguito si laurea in Economia e Commercio presso l'Università degli Studi di Bologna.[13]
Durante il periodo universitario vince un Littoriale della cultura e dell'arte. Sempre in questo periodo persegue alcune esperienze teatrali mettendo in scena alcuni lavori di Pirandello, Ibsen e Čechov con la compagnia studentesca universitaria, e inizia ad interessarsi di cinema. Alla fine degli anni trenta inizia a scrivere articoli nella rubrica cinematografica del Corriere Padano di Nello Quilici e più tardi, dopo essersi trasferito a Roma nel 1940, sulla rivista Cinema, nella cui redazione incontra intellettuali come Cesare Zavattini, Umberto Barbaro, Massimo Mida.
«Cronaca di un amore mi era piaciuto, ma non era stato il colpo di fulmine; non avevo visto le novità nella messa in scena, ero stato colpito dall'aspetto di "romanzo noir americano". L'entusiasmo è venuto vedendo il secondo film, La signora senza camelie. Ho adorato Le amiche, sono tornato a vederlo il giorno dopo, e allora Cronaca di un amore si è ricomposto in modo diverso nella mia mente e mi è apparso totalmente "pavesiano".[9]»
Dopo altri cortometraggi, superate varie difficoltà, nel 1950 riesce finalmente a dirigere il suo primo lungometraggio: Cronaca di un amore, restaurato nel 2004, opera già personalissima in cui, all'interno di un solido intreccio noir, descrive la storia di un adulterio ambientata nel mondo dell'alta borghesia industriale lombarda. La scelta della descrizione di una torbida crisi di coppia rappresentativa di una certa società borghese del dopoguerra, è un'emblematica presa di distanza dai "soggetti populisti e pauperistici" del neorealismo per avvicinarsi ad un mondo rimasto fuori dall'obiettivo cinematografico degli anni quaranta.[14]
Antonioni è parte della corrente dei giovani cineasti che, «prima in Francia e poi i tutto il mondo, sono sorti alla fine degli anni Cinquanta e all'inizio dei Sessanta». Lo stesso regista ebbe modo di dichiarare: «Oggi il neorealismo è superato, nel senso che si tende sempre più a creare una realtà propria».[15]
Negli anni seguenti dirige tre lungometraggi di assoluto valore, tutti ben accolti dalla critica ma non altrettanto apprezzati dal grande pubblico: I vinti, del 1953, sulla violenza nel mondo giovanile; La signora senza camelie, ancora del 1953, sui meccanismi sconcertanti che regolano il divismo cinematografico; Le amiche, del 1955, film tratto dal romanzo di Cesare PaveseTra donne sole. Con Il grido, film del 1957 tenta di superare stili e tematiche dei precedenti lavori per concentrare l'attenzione sull'individuo, sulle sue crisi esistenziali, sul suo vivere in una società che sente estranea. L'insuccesso commerciale del film costringe il regista a collaborare più o meno anonimamente e comunque con scarso interesse a film altrui, spesso di irrilevante valore artistico. Ma sarà anche l'occasione per lui di tornare a una passione di gioventù, il teatro.
Una breve parentesi teatrale (1957)
Nel 1957, Antonioni si dedica con tutte le forze a un'avventura teatrale tanto intensa quanto breve.[16] Durante la post-produzione de il grido ha fatto la conoscenza di Monica Vitti (che nel film doppiava l'attrice Dorian Gray) e l'associa alla troupe che stanno creando con altri giovani attori italiani già confermati o promettenti (in particolare Giancarlo Sbragia e Virna Lisi allora agli albori della carriera). Antonioni è incaricato della direzione artistica della troupe, di cui metterà in scena i primi due spettacoli su un programma di tre, due traduzioni dall'inglese e una commedia scritta a quattro mani con il suo sceneggiatore dell'epoca, Elio Bartolini, dal titolo Scandali segreti.[17] Gli spettacoli saranno presentati al Teatro Eliseo. Ma dissapori interni alla troupe indeboliranno quest'esperienza che sarà poi spazzata via dal successo internazionale de L'avventura. La scrittura e la messa in scena di Scandali segreti restano comunque la prima collaborazione artistica tra Antonioni e la Vitti.
La tetralogia esistenziale (1960-1964)
«Dopo Il grido, un film stupendo, c'è stato L'avventura. Mi ha colpito in questo film mitico la padronanza straordinaria della disposizione degli attori in rapporto alla scenografia (e viceversa). Antonioni ha un modo singolare di introdurre i personaggi attraverso il paesaggio (e il contrario). La sua utilizzazione della profondità di campo ci imprigiona come mosche in una tela di ragno.[9]»
Ritorna al cinema nel 1960, con la sua celeberrima tetralogia:
L'avventura, del 1960 (che nell'ottobre 1960 sarà sequestrato per qualche giorno dalla magistratura per oscenità),
La notte, del 1961,
L'eclisse, del 1962 (questi primi tre film sono a volte citati come la trilogia della malattia dei sentimenti)
e Deserto rosso, del 1964 (il suo primo film a colori);
dove seziona compiutamente la tematica dell'alienazione e dell'incomunicabilità, i grandi mali dell'uomo del Novecento, in autentici capolavori nei quali l'universalità del discorso intrapreso si fonde alla perfezione col rigore stilistico e la grande tecnica.
I lungometraggi girati in lingua inglese (1966-1974)
Dopo la cosiddetta "tetralogia", Antonioni intraprende un'avventura decennale all'estero, girando in lingua inglese e con attori protagonisti stranieri, tre lungometraggi per il produttore Carlo Ponti: Blow-Up, del 1966, Zabriskie Point, del 1970 e Professione: reporter (The Passenger), del 1975. Con Blow-Up (anch'esso sequestrato dalla magistratura per oscenità nell'ottobre 1967) il suo pessimismo angoscioso si trasforma nel totale rifiuto della realtà in cui l'uomo vive: egli non è più in grado di stabilire alcun rapporto con ciò che lo circonda e anche le certezze più elementari sono messe in discussione. Sulla stessa falsariga Zabriskie Point, incentrato sulla contestazione giovanile, sviluppa in maniera più spettacolare del consueto, una feroce critica alla società dei consumi. Professione: reporter, opera interessante dal punto di vista narrativo e straordinaria da quello figurativo col lungo e celebre piano sequenza finale, affronta l'impenetrabilità della realtà attraverso un repentino cambio di identità del protagonista.
Carlo Ponti avrebbe dovuto produrre anche Tecnicamente dolce, il progetto a cui il regista ferrarese ha maggiormente lavorato nella sua carriera[18]. Alla sceneggiatura collaborarono Mark Peploe, Tonino Guerra e Nicolò Tucci, oltre allo stesso Antonioni. Il film fu proposto insieme a Blow-Up al produttore, che preferì realizzare quest'ultimo e accordò comunque il consenso alla sua realizzazione in un tempo successivo; dopo Zabriskie Point tuttavia, Ponti recedette dall'impegno preso e alcuni elementi della sceneggiatura confluirono vagamente in Professione: reporter, che fu girato con gli stessi protagonisti (Jack Nicholson e Maria Schneider) che avrebbero dovuto recitare per Tecnicamente dolce.
Nuove produzioni italiane (anni 1980)
Dopo cinque anni di silenzio creativo, torna alla regia con un film sperimentale per la televisione, Il mistero di Oberwald, del 1980, girato con innovativi e anomali mezzi elettronici. Nel 1982 torna al cinema vero e proprio con Identificazione di una donna, dove mette in risalto la crisi sentimentale e comportamentale più di quella esistenziale. Dopo la lavorazione di questo film, Antonioni, assistito dalla compagna Enrica Fico, si limita a dirigere qualche documentario e accetta di dirigere il videoclip di Fotoromanza per Gianna Nannini[19] e uno spot pubblicitario per la Renault. Sfuma invece il progetto di portare sullo schermo Sotto il vestito niente, un libro di Marco Parma sul mondo della moda che aveva avuto molto successo in quegli anni; la produzione affiderà poi la regia del film a Carlo Vanzina.[20]
Il 20 dicembre 1985 (ma la notizia sarà resa nota solo il 4 febbraio 1986) il regista viene colpito da un ictus che lo priva quasi completamente dell'uso della parola e che lo lascia paralizzato dal lato destro. Nel novembre 1986 Antonioni sposa la Fico alla quale era sentimentalmente legato da 14 anni.
Nel 1988 il progetto del suo film La ciurma,[21] una coproduzione internazionale che avrebbe dovuto essere girata a Miami e in Messico[22] con Matt Dillon[23] come protagonista, viene definitivamente annullato dopo una gestazione di diversi anni.[20][24]
Michelangelo Antonioni riapparirà in pubblico solo il 22 maggio 1989 al Festival di Cannes per presentare materiale vecchio e inedito.
Ultimi film e morte (1990-2007)
Nel 1995, nello stesso anno in cui gli viene assegnato il tardivo riconoscimento dell'Oscar alla carriera, torna dopo più di dodici anni dietro la macchina da presa assistito alla regia da Wim Wenders, suo grande ammiratore, con il film Al di là delle nuvole, dove traduce in immagini alcuni racconti del suo libro Quel bowling sul Tevere. In occasione dell'Oscar alla carriera fu aperto nella città natale del regista, Ferrara, il Museo Michelangelo Antonioni. Tale museo cinematografico avrebbe dovuto contenere alcuni documenti e materiali preziosi appartenuti al maestro e assurgere a luogo culturale di divulgazione della sua opera, ma dopo varie traversie dovute all'esiguità della collezione e alle condizioni precarie dell'edificio, il comune di Ferrara ha deciso di chiuderlo definitivamente nel 2006.
Fra i vari progetti che non giungeranno a termine, nel 1999 sfuma anche Destinazione Verna, un kolossal fantascientifico con Sophia Loren come protagonista e, fra gli altri, Jack Nicholson e Naomi Campbell.[25] Nel 2004, il cortometraggio Il filo pericoloso delle cose, tratto da un altro episodio del libro Quel bowling sul Tevere, sarà inserito assieme ad altri due cortometraggi firmati da Wong Kar Wai e Steven Soderbergh, nel film Eros; resterà l'ultimo lavoro del regista ferrarese per il grande schermo.
Nello stesso anno dirige il suo ultimo documentario Lo sguardo di Michelangelo, film sul risultato del restauro atto a ripristinare l'aspetto e l'illuminazione originaria della Tomba di Giulio II e del Mosè della basilica di San Pietro in Vincoli di Michelangelo Buonarroti. Ormai estremamente limitato dalla malattia nella capacità di comunicare, si dedica negli ultimi anni alla pittura, esponendo in diverse mostre. Muore a 94 anni il 30 luglio 2007 nella sua casa romana, assistito dalla moglie, nello stesso giorno in cui scompare anche il regista svedese Ingmar Bergman. Per sua espressa volontà il funerale viene celebrato nella sua città natale, presso la basilica di San Giorgio, a poche centinaia di metri dal luogo dove era nato, tra i presenti i registi Wim Wenders e Tonino Guerra; viene sepolto nel cimitero monumentale della Certosa di Ferrara.
Dopo la sua morte
Nell'ultima intervista prima che l'ictus lo colpisse nel 1985, Maurizio Costanzo gli domanda se ha fede in Dio e lui rispose di credere.[26] L'ateismo di Antonioni però è dimostrato nel volume Michelangelo Antonioni - Comincio a capire (edito a Catania per Il Girasole nel 1999) dichiarò: «Se voi cristiani vi preoccupaste di Dio tanto quanto me ne preoccupo io che sono ateo, sareste tutti santi».
A Busto Arsizio, dove ricevette l'ultimo premio alla carriera (BA Film Festival 2006), nacque nel 2008 l'Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni (ICMA), per la formazione di nuove leve della cinematografia.[27] A partire dal 2010 il BIF&ST di Bari assegna al miglior cortometraggio – tra tutti quelli prodotti nell'anno che precede il festival - un premio intitolato a Michelangelo Antonioni.
Nel marzo 2011 la nipote Elisabetta Antonioni ha fondato l'Associazione Michelangelo Antonioni[28] che ha lo scopo di favorire lo studio dell'attività artistica e culturale del grande maestro del cinema italiano e internazionale e diffondere il materiale acquisito dal Fondo Antonioni del comune di Ferrara.
Il 29 settembre 2012 il comune di Ferrara ha promosso una grande festa per il centesimo compleanno di Antonioni, nato a Ferrara.
Vita privata
Nel 1942 Michelangelo Antonioni aveva sposato la ferrarese Letizia Balboni, figlia di un antiquario e futura giornalista. Il matrimonio si concluse nel 1954 e in seguito fu annullato dalla Sacra Rota. Durante la lavorazione di Il grido (1957), il regista conobbe Monica Vitti e iniziò con lei un intenso legame sia sentimentale che artistico. Dopo aver girato insieme i celebri film della Tetralogia esistenziale, la coppia si lasciò in concomitanza con la trasferta del regista a Londra per la preparazione di Blow Up. Nel 1986, dopo una frequentazione già in corso da circa quattordici anni, Antonioni sposò in seconde nozze la documentarista Enrica Fico di quaranta anni più giovane. Il loro legame, rafforzatosi nel difficile periodo conseguente all'episodio ischemico, è durato fino alla morte del regista.[29]
Tributi
Nel 1995 a Ferrara venne inaugurato il Museo Michelangelo Antonioni che tuttavia, per diverse problematiche, venne chiuso nel 2006.
A partire dal 2009, il Bif&st di Bari, assegna il Premio intitolato a Michelangelo Antonioni per il miglior film di cortometraggio tra i film del festival.
Ferrara Arte organizza la prima mostra sulla sua opera: "Lo sguardo di Michelangelo. Antonioni e le arti", Palazzo dei Diamanti, dal 10 marzo al 9 giugno 2013.
Ferrara Arte ha promosso la mostra collettiva La città del silenzio - Artisti ferraresi per Antonioni, al Padiglione d'arte contemporanea di Ferrara dal 10 maggio al 10 luglio 2022.[30] Lo stesso Padiglione, rinominato Spazio Antonioni, è divenuto la nuova sede permanente delle collezioni appartenute al museo, aperta il 1º giugno 2024.[31][32]
Breve antologia critica
«Antonioni non ha mai cercato di far tornare perfettamente i conti, di scoprire tutti i legami logici e perfettamente concatenati tra una serie di fatti e indizi: alla misurazioni degli spazi reali ha cercato di sostituire le misurazioni degli spazi interiori.[33]»
«Antonioni fa parte della ristrettissima schiera di cineasti-poeti che si creano il proprio mondo, i suoi grandi film non solo non invecchiano ma col tempo si riscaldano.[9]»
«L'assenza. L'attesa. Il desiderio dell'altro... Troppo spesso l'opera di Antonioni è stata percepita come un rapporto desolato, solitario sull'incomunicabilità. Si tratta, al contrario, di comunicazione, affettiva e viva, in ogni suo film (e nei suoi disegni A volte si fissa un punto...): una comunicazione appassionata, passionale, infinitamente più concreta di tutti i dialoghi a vanvera e convenzionali che ingombrano i nostri schermi. Sulle rovine di questa pretesa comunicazione, attraverso la parola si crea sotto i nostri occhi distratti uno scambio più intenso, più segreto, meno razionale e al contempo meno vano. Cinema d'evidenza svelata.[9]»
«Non ci sono invenzioni pittoriche in Visconti, mentre in Antonioni, ed in maniera diversa in Fellini, c'è una cultura grafica e pittorica eccezionale.[9]»
«Nei suoi film abbiamo l'impressione che ci sia molto silenzio. I dialoghi in effetti sono meno importanti delle immagini, sono là per dare l'impressione, per così dire, che non si tratta di un film muto. Questo grande regista è un sottile analista dei sentimenti (si scala una montagna, si raggiunge una pianura, e ci si accorge che ci sono altre montagne da scalare...). Non è un pensatore, è un poeta. Quello che mi colpisce di più non è soltanto la maestria formale dei suoi film, è soprattutto l'intensa emozione che mi comunicano. Si è detto a volte che Antonioni è di ghiaccio: trovo che non sia affatto freddo, al contrario quel "ghiaccio brucia". I film di Rossellini, per esempio, non mi danno questa emozione diretta che provo davanti ai film di Antonioni, con i quali ho un contatto più fisico.[9]»
«Quando tu [Antonioni] dichiari in un'intervista con Godard: "Provo il bisogno di esprimere la realtà in termini che non siano affatto realistici", tu testimoni una corretta percezione del senso: non lo imponi, ma non lo abolisci. Tale dialettica conferisce ai tuoi film una grande sottigliezza: la tua arte consiste nel lasciare la strada del senso sempre aperta, e come indecisa, per scrupolo. È proprio in questo che tu assolvi il compito dell'artista di cui il nostro tempo ha bisogno: né dogmatico, né insignificante.»
(Roland Barthes, dalla sua orazione ufficiale in occasione della consegna dell'"Archiginnasio d'oro", premio della città di Bologna, a Michelangelo Antonioni, febbraio 1980)
^Alain Robbe-Grillet, in Tassone 2002. «Per me Antonioni è il più grande regista vivente al mondo. L'insieme della sua opera è qualcosa di assolutamente monumentale, è un'opera che implica una vera e propria metafisica, un'opera che può essere studiata nelle Università come Flaubert e Mallarmé.»
^Claude Sautet, in Tassone 2002. «Antonioni ha rivoluzionato il cinema. Nei primi tre quarti d'ora de L'avventura, nel finale di Blow-Up, nella prima parte di Professione reporter, Antonioni è riuscito ad entrare in zone e situazioni narrative mai esplorate prima, è riuscito cioè a servirsi di elementi di cui non ci si serviva, a creare delle tensioni insostenibili, un po' come in Jeux di Debussy".»
^Brunetta 1982, p. 738. «[...] già nel 1961 Antonioni è assunto a forza nell'empireo dei massimi maestri del cinema mondiale e per merito dell'Avventura e della Notte, oltre che della Dolce vita [di Federico Fellini], il cinema italiano riguadagna quel prestigio che alla fine degli anni cinquanta appariva un po' appannato.»
^Claude Sautet, in Tassone 2002. «Antonioni è stato il primo a trattare della difficoltà di comunicare. Forse è il vero erede di Pavese. Nei suoi film l'uomo non agisce, non è attivo, è complessato di fronte all'attivismo sentimentale, sensuale, creativo delle donne.»
^(DE) Brigitte Tast e Hans-Jürgen Tast, light room - dark room. Antonionis "Blow-Up" und der Traumjob Fotograf, collana Kulleraugen Vis.Komm., n. 44, Schellerten, 2014, ISBN978-3-88842-044-3.
^Alberto Moravia, È esplosa anche l'arte di Antonioni, in Zabriskie point, Bologna, Cappelli, 1970.
«la grande originalità formale di Zabriskie Point sta proprio nella maledizione finale che proietta il film fuori dalla durata narrativa [...]»
^ Carlos Barbachano, Il cinema. Arte e industria, collana Grandi Temi, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1976, p. 108.
^Sui dettagli di quest'episodio teatrale si veda l'introduzione di Federico Vitella al testo di Scandali segreti, riscoperto da lui negli archivi Antonioni e pubblicato nel 2012 da Marsilio Editori.
^ Michelangelo Antonioni ed Elio Bartolini, Scandali segreti (PDF), a cura di Federico Vitella, Venezia, Marsilio, 2012. Ospitato su academia.edu.
^ Aldo Tassone, L'equilibrio instabile, in Michelangelo Antonioni, Tecnicamente dolce, sceneggiatura del film, Torino, Einaudi, 1976, p. XXXI.
^ab Mario Serenellini, Antonioni, "I film che non ho girato", su trovacinema.repubblica.it, 16 settembre 2012. URL consultato l'11 giugno 2020 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2020).
^Associazione Michelangelo Antonioni. «L'associazione è nata nel 2011 per iniziativa di Elisabetta Antonioni, nipote del regista, e intende tutelare, valorizzare e promuovere l'attività artistica di Michelangelo Antonioni.»
Seymour Chatman, Michelangelo Antonioni. Tutti i film, a cura di Paul Duncan, Köln, Taschen, 2008.
Piero Mechini e Roberto Salvadori (a cura di), Rossellini, Antonioni, Bunuel, Padova, Marsilio, 1973.
Lorenzo Cuccu, La visione come problema. Forme e svolgimento del cinema di Antonioni, Roma, Bulzoni editore, 2017, ISBN85-711-9416-5.
Simone Dubrovic, Il "margine di silenzio" della poesia in Michelangelo Antonioni e Bernardo Bertolucci, in F. Gherardi (a cura di), "Con parole sciolte" - Lirica e narrazione dopo il modernismo, Pisa, Pacini Editore, 2016, pp. 105-120, ISBN978-88-6995-094-0.
Debora Farina, Eros is sick. Il cinema di Michelangelo Antonioni, Editrice Cinetecnica, 2005.
David Gianetti, Invito al cinema di Michelangelo Antonioni, Milano, Mursia, 1999, ISBN88-425-2559-6.
Dominique Païni (a cura di), Lo sguardo di Michelangelo. Antonioni e le arti, Ferrara, Ferrara Arte, 2013, ISBN978-88-89793-22-0. Catalogo della mostra di Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 10 marzo - 9 giugno 2013.
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