György Kurtág nacque in Romania, nella regione del Banato, da genitori ungheresi nel 1926 e si trasferì in Ungheria, a Budapest, nel 1946. Ivi frequentò la rinomata Accademia di musica Ferenc Liszt, dove ebbe la possibilità di conoscere sia sua moglie Márta Kinsker, studentessa di pianoforte, sia György Ligeti, con il quale strinse subito una forte amicizia. All'epoca i suoi insegnanti furono Pál Kadosa (pianoforte), Sándor Veress e Ferenc Farkas (composizione) e Leó Weiner (musica da camera) — e già in gioventù Béla Bartok fu il suo compositore di riferimento. Dopo aver ricevuto la cittadinanza ungherese nel 1948, si diplomò in pianoforte e musica da camera nel 1951 e in composizione nel 1955. In seguito alla rivoluzione ungherese del 1956, egli fu costretto a rifugiarsi con Márta a Parigi, ove ebbe la possibilità di studiare con Olivier Messiaen e Darius Milhaud. La sua fuga in Francia fu dovuta al rifiuto dei rigidi dettami estetici imposti dal governo di János Kádár: molti lavori di Bartók, di Arnold Schönberg, nonché la quasi totalità dei lavori di Igor' Fëdorovič Stravinskij, furono infatti vietati in quanto in contrasto con i principi del comunismo[1].
Fra il 1960 e il 1968 lavorò come maestro accompagnatore presso l'Orchestra filarmonica nazionale di Budapest e nel 1967 ricevette la cattedra di pianoforte — in seguito, e sino al 1993, insegnò anche musica da camera proprio nel prestigioso istituto in cui si era formato. Durante la sua permanenza all'AccademiaFerenc Liszt in qualità di docente annoverò, tra gli altri, allievi come András Schiff e Zoltán Kocsis.
La fama
Acquisì, intorno alla metà degli anni settanta, la fama internazionale con Messages of the Late Miss R.V. Troussova per soprano e orchestra da camera. Nel 1993 vinse il Premio Herder. Fu invitato dai Berliner Philharmoniker come compositore in sede dal 1993 al 1995, e per lo stesso ruolo anche dall'Orchestra Sinfonica di Vienna (1995) e dall'Ensemble InterContemporain. Fu insignito, tra i vari premi e riconoscimenti ricevuti, dell'Ordine delle Arti e delle Lettere in Francia nel 1985, del Premio Kossuth, finanziato dallo stato ungherese, sia nel 1973 sia nel 1996 e del Premio musicale Léonie Sonning nel 2003. Le sue composizioni, pur non in gran numero, sono state eseguite da diverse orchestre di fama internazionale e, al 2018, si contano 48 numeri d'opera.
Composizioni
Il suo stile musicale è decisamente riconducibile a quello del connazionale Béla Bartók e alla severa struttura formale di Anton Webern, compositore che egli scoprì durante la sua permanenza a Parigi. La cifra del suo lavoro può essere rintracciata nell'uso dell'eco che si dispiega sia all'interno dei brani sia fra un brano e l'altro, in un ampio gioco di rimandi e di allusioni. Fra le composizioni più importanti si possono citare Játékok ("Giochi", 1973), una raccolta di brani per pianoforte a due e/o quattro mani, prodotta dallo stesso autore in diverse trascrizioni e arrangiamenti; "…concertante…", op. 42 per violino, viola e orchestra; "Omaggio a Luigi Nono", op.16, dedicata al compositore italiano. La sua ultima opera di rilievo internazionale è "Samuel Beckett: Fin de partie, scènes et monologues, opéra en un acte" — dal dramma di Samuel Beckett — presentata al pubblico, in prima esecuzione mondiale, al Teatro alla Scala il 15 novembre 2018. Il musicologo Enrico Girardi ha accolto la prima opera lirica di Kurtág con queste parole: "Un capolavoro destinato a riscrivere la storia della musica odierna."
Op. 48 Samuel Beckett: Fin de partie, scènes et monologues, opéra en un acte (dal dramma di Samuel Beckett) per basso, baritono, contralto, tenore e orchestra (2018)