Dalla natìa Zagarolo si trasferì in giovane età a Roma; qui divenne fanciullo cantore nella Schola di San Salvatore in Lauro. Tra i suoi compagni, vi fu Ennio Francia (poi Monsignor Francia), amico di una vita. All'età di 15 anni divenne commesso nel negozio di articoli musicali Grandi, poi rilevato dalla FIP - Fabbrica Italiana Pianoforti, e fu questo che gli fece nascere la grande passione per la musica. Si iscrisse così al conservatorio di Santa Cecilia a Roma, ove si diplomò in organo e composizione all'inizio degli anni trenta sotto la guida di Fernando Germani e Alessandro Bustini.
Nel 1934 Alfredo Casella diresse la sua Partita al Festival della Società Internazionale di Musica Contemporanea di Amsterdam: fu l'inizio della carriera internazionale di compositore di Petrassi. Nel 1937 ottiene la carica di Sovrintendente del Teatro La Fenice di Venezia, che lascerà dopo tre anni. Nel 1939 ottiene la Cattedra di Composizione al conservatorio di Santa Cecilia a Roma; nel 1946, con Filiberto Sbardella e Raoul Ricciardi, fonda la rivista periodica Movimento Nuovo[1]. Nel 1960 Petrassi lasciò la cattedra per assumere l'incarico di insegnamento nei corsi di perfezionamento in composizione all'Accademia nazionale di Santa Cecilia, che terrà fino al 1978 (fu Petrassi stesso a scegliere il suo successore in quell'incarico, che sarà Franco Donatoni).
Fu anche grande intenditore di arti visive, e collezionista di opere d'arte del Novecento.
Goffredo Petrassi morì il 3 marzo 2003 nella sua casa romana, all'età di 98 anni.
Vita privata
Sposò la pittrice veneziana Rosetta Acerbi.
La musica
Le opere giovanili di Petrassi nascono sotto il segno di un neoclassicismo che rimanda ad autori come Igor' Fëdorovič Stravinskij, Béla Bartók e Paul Hindemith, senza dimenticare autori a lui vicini come Gian Francesco Malipiero e Alfredo Casella; dalla metà degli anni trenta inizia la fase del cosiddetto barocco romano con opere quali il Salmo lX, Magnificat e Quattro inni sacri dove sono chiaramente riscontrabili le riflessioni dell'autore sull'arte controriformista romana, in particolare quella di Palestrina.
La produzione successiva, a partire dal Coro di morti su testo di Giacomo Leopardi, pur presentando ancora influenze provenienti dall’antica tradizione musicale italiana (in particolare dallo stile drammatico di Claudio Monteverdi), si distacca sempre di più da questa estetica neoclassica, quasi ad evitare di venire ingabbiato in una qualsivoglia corrente e subirne le inevitabili limitazioni della portata compositiva; Petrassi si incammina su una strada essenzialmente libera ed autonoma, che lo porterà a notevoli risultati in una sorta di astrattismo sonoro atonale, dove la stessa dodecafonia (a cui l'autore non aderirà mai nel senso programmatico) viene considerata come uno dei tanti possibili mezzi espressivi utili ad esplicare il proprio universo sonoro.
Questo cammino è ben esplicato dalla serie degli otto Concerti per orchestra, composti nell'arco di un quarantennio, dal 1934 al 1972, in cui dalle iniziali influenze caselliane e stravinskiane (il musicologoMassimo Mila trovò addirittura dei parallelismi con l'architettura "squadrata" di Marcello Piacentini) si giunge ad un linguaggio sperimentale molto più avanzato.
La sua curiosità intellettuale lo spinse più volte verso il teatro musicale: compose le opereIl Cordovano (su testo di Cervantes tradotto da Eugenio Montale) e Morte dell'aria, breve atto unico su libretto dell'amico pittore Toti Scialoja, e i ballettiLa follia d'Orlando e Ritratto di Don Chisciotte, nati grazie alla collaborazione con il coreografo Aurel Millos, il quale in seguito creò delle coreografie su altre musiche petrassiane, originariamente destinate all'esecuzione concertistica (Estri e Ottavo concerto per orchestra).
Va infine ricordato che Petrassi si dedicò pure alla musica da film, nonostante avesse egli stesso espresso molte riserve su quel genere: infatti ha sempre ammesso di essersi dedicato ad essa per motivi prettamente economici.
Concerto per pianoforte e orchestra (1939) nel Teatro Augusteo di Roma con Walter Gieseking
Saluto augurale per orchestra (1958)
Concerto per flauto e orchestra (1960)
Prologo e cinque invenzioni per orchestra (1961-1962)
Poema per orchestra d'archi e quattro trombe (1977-1980)
Frammento per orchestra (1983)
Opere e balletti
La follia di Orlando, balletto in tre quadri con recitativo di baritono, riduzione per pianoforte di Mario Carta, testo di Ludovico Ariosto (1942-1943)[4]
Ritratto di Don Chisciotte, balletto in un atto (1945)
^(FR) Goffredo Petrassi. La Follia di Orlando. Ballo in tre quadri con recitativi per baritono. Riduzione per pianoforte di Mario Carta. [Texte tiré de l'Orlando furioso de Ludovico Ariosto] [Texte imprimé], bnf:43199902 .
Bibliografia
Armando Gentilucci, Guida all'ascolto della musica contemporanea, Milano, Feltrinelli, 1992, ISBN88-07-80595-2.
Valerio Mattioli, Roma 60. Viaggio alle radici dell'underground italiano. Parte seconda, Blow Up, n. 188, gennaio 2014, Tuttle Edizioni
Autori vari, A Goffredo Petrassi, Edizioni Suvini Zerboni, Milano (1994)