Coazze si trova in Val Sangone ed è naturalmente bagnata dal fiume Sangone.
Origini del nome
Dal latino covum, al plurale cova, cioè "cavità"[4]. Una presunta derivazione da "Covum Sachsi" avrebbe dovuto lasciare un /s/ prima della vocale tonica (Sachsum-i (Spada-Sassone), secondo una forma tarda di declinazione latina, subentrata al classico 'Saxo-onis', attestata nell'alto tedesco antico). È dunque più probabile l'origine proposta da Gasca Queirazza et alii (1992) che, a latino covum, nel senso di "cavità, nascondiglio", aggiungono un suffisso aggettivante molto produttivo -aceus (al pl. covaceae).
Storia
Il paese esisteva durante l'epoca romana, e secondo alcuni addirittura il re segusino Cozio (vissuto tra la fine dell'epoca pagana e l'inizio dell'epoca cristiana) fu sepolto a Coazze, poiché faceva parte dei 12 paesi da lui comandati.
Il primo documento che attesta l'esistenza di Coazze fu scritto nel 1035, nel quale si parla della donazione di Covaciae al monastero di S. Solutore di Torino da parte del vescovo Orlico e della vedova di Olderico Manfredi II (Marchese di Susa), confermata nel 1079 dalla contessa Adelaide di Savoia.
Successivamente, Amedeo V di Savoia scambiò i feudi di Coazze, Valgioie e Beinasco per quelli delle valli di Ayas e Challant. Quindi, fino al 1374 Coazze fu dominato dai feudatari di Montjovet, quando l'abate di San Michele acquistò questi territori.
A partire dal XIV secolo, nei monti al di sopra di Forno di Coazze vennero create miniere di ferro oligisto (ematite); il materiale estratto veniva portato in borgata Ferria per essere selezionato e poi in fucine (di cui si ha la prima notizia certa nel 1430). Il ricco patrimonio boschivo della valle offriva il carbone di legna necessario per la fusione. Quest'attività estrattiva proseguì fino a metà dell'Ottocento[5].
Accanto all'attività agricola, da metà del Settecento si sviluppò la filatura e tessitura, dapprima di canapa, a carattere domestico, e più tardi a carattere industriale, anche nei settori del cotone e della juta, dove l'attività proseguì fino al secondo dopoguerra. Alla fine dell'Ottocento fu aperta una cartiera che funzionò anch'essa fino al secondo dopoguerra. Queste industrie hanno dato lavoro a una importante frazione della popolazione locale[5].
Località di villeggiatura di mezza montagna, rinomata soprattutto tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, è famosa per aver ospitato nel 1901Luigi Pirandello per un mese di vacanza[6].
Il motto riportato sul campanile della chiesa di Coazze, Ognuno a suo modo, ispirò Pirandello per una delle sue opere più famose, Ciascuno a suo modo.
Durante la seconda guerra mondiale, Coazze è stato teatro di un eccidio nazifascista. Il 16 maggio 1944 in località Forno di Coazze vennero fucilati 24 partigiani, catturati nei giorni precedenti nel corso di rastrellamenti operati in tutta la Val Sangone. I partigiani vennero uccisi proprio davanti a una fossa che, con molta probabilità, essi stessi scavarono; dopo le fucilazioni furono lasciati morire per dissanguamento, e venne impedito a chiunque di avvicinarsi ad essi. Lo stesso giorno, sempre a Forno di Coazze, vennero uccisi altri quattro partigiani fra cui la medaglia d'oro al valor militare (alla memoria) Renato Ruffinatti[7]. Dopo la guerra fu realizzato l'Ossario di Forno di Coazze dove riposano i resti delle 98 vittime dei nazifascisti.
Simboli
«Troncato: il 1° di rosso, alla croce greca, nascente, di bianco, il 2° di verde, al cuore di rosso, fiammato, su ancora nera puntuta; con fascia curvata in alto di bianco, attraversante sulla troncatura, alla scritta COAZZE. Ornamenti esteriori: blasone di legno al naturale fogliato dello stesso in capo e in punta; sormontato d’una corona civica d'argento, ai cinque merli ghibellini; stringente due festoni d'alloro attornianti lo scudo ed avvolgenti ai lati due fasci littori al naturale; dagli stessi pende un cartiglio di bianco al motto in lettere nere UNITÀ AMORE FORZA, nel retro capi pendenti di arancione.»
Il gonfalone è un drappo di porpora, bordato di cordoncino d'oro, con punta a tre pendenti frangiati d'oro, caricato dello stemma civico in un quadrato d'azzurro bordato d'oro.
Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2017, i cittadini stranieri residenti a Coazze sono 277[9], pari al 8,9 % della popolazione, così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative[10]: