San Carlo Canavese
San Carlo Canavese (San Carlo in piemontese, fino al 1823 Vauda di Ciriè) è un comune italiano di 3 985 abitanti[1] della città metropolitana di Torino, in Piemonte. Geografia fisicaSan Carlo è situato nel basso Canavese, circa 20-25 chilometri a nord-ovest di Torino. Il suo territorio insiste perlopiù su di un rilievo collinare, un tempo chiamato "le Valde", oggi denominato "la Vauda" (dall'antico tedesco wald, foresta). Il rilievo è ciò che resta della morena di sinistra (osservando da monte) del conoide di deiezione del ghiacciaio dello Stura di Lanzo. Esso si origina nel comune di Balangero e prosegue fino al comune di Volpiano. Corsi d'acquaSono tre i corsi d'acqua che attraversano il comune: il Banna, il Fisca e il Rio Valmaggiore. Zone sottoposte a vincoliQuasi metà del territorio di San Carlo Canavese è vincolato come area militare. L'utilizzo da parte dell'esercito dura da circa 170 anni. Dal 1993 tutto il territorio militare e il vallone del Rio Valmaggiore ricadono nella Riserva Naturale Orientata Regionale della Vauda, che comprende anche parte dei comuni di Nole, Vauda, Front, Rivarossa, San Francesco al Campo e Lombardore. StoriaLe prime notizie certe del territorio di San Carlo, allora parte di Ciriè, si hanno nell'XI secolo, quando vennero costruite le prime abitazioni e fortificazioni tra la Vauda e il torrente Banna. Di questo periodo residuano la chiesa di Santa Maria di Spinerano e La Piè di Liramo (localmente chiamata "ël castlar"), piccolo borgo fortificato con annessa una chiesa plebana documentata nell'anno 1004. Secondo il Bertolotti[4], nel 1417 Ciriè acquistava la "Vauda Grande" da Lodovico Mayneri, anch'egli di Ciriè, per 25 fiorini d'oro[4]. Un momento importante per lo sviluppo della parte bassa del territorio fu, nel 1485, la costruzione della "bealera"[5], un canale per l'irrigazione tuttora esistente, derivato dalla Stura di Lanzo nel comune di Balangero, e che confluisce nel Banna. Solo all'inizio del Seicento apparvero i primi caseggiati sulla parta alta del paese (ossia sulla Vauda vera e propria), che costituirono i nuclei delle borgate Massa, Tempo, Canavera, Sopetto, Perino, Fornero. Del 1621 è la costruzione della chiesa dedicata a san Carlo. Il primo nome storico conosciuto, attribuito all'abitato di San Carlo, fu quello di Vauda di Cirié. Sempre secondo il Bertolotti[4], l'allora Vauda di Ciriè avrebbe acquisito la propria autonomia amministrativa, staccandosi dal Marchesato di Ciriè, nel 1684, versando un 'riscatto' di 6.000 lire piemontesi. Nel 1827, accogliendo una "supplica" della popolazione, il re Carlo Alberto di Savoia concesse di modificare il nome del paese da Vauda di Ciriè a San Carlo[6]. Nel 1860, la Municipalità deliberò l'edificazione di una nuova parrocchiale, consacrata nel 1885. Durante il ventennio fascista, i piccoli comuni vennero accorpati nuovamente a comuni maggiori, e così, con R.D. del 24/11/1927 n. 2277[7], Vittorio Emanuele III dispose l'unione del Comune a Ciriè, con il nome di San Carlo di Ciriè. L'11 novembre 1946, con decreto del Capo Provvisorio dello Stato Enrico De Nicola[8], San Carlo tornò ad essere un comune autonomo con il nome attuale. SimboliLo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR del 23 settembre 1958. Nello stemma è rappresenta la chiesa di Santa Maria di Spinerano, monumento nazionale presente sul territorio in Borgata Spinerano. Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di azzurro.[9] Monumenti e luoghi d'interesseArchitettura
Aree naturaliRiserva naturale orientata della VaudaL'area è caratterizzata da un'ampia zona pianeggiante, con numerose bassure e ristagni di rii di drenaggio che ricordano il paesaggio della Baraggia vercellese. Sono presenti zone umide e a brughiera (relitti di brughiera pedemontana), caratterizzate da una vegetazione di tipo steppico a base di eriche e graminacee, con l'associazione di numerose specie botaniche non rare, ma neanche troppo diffuse, che rendono la zona di discreto interesse dal punto di vista naturalistico. Flora e faunaNegli ampi spazi aperti risalta la presenza della calluna, un'ericacea, e di altre erbe come la graminacea molinia, tra le quali si inseriscono macchie di alberi pionieri, (in particolare la betulla) ed il pioppo tremulo. Numerose piante erbacee testimoniano la particolare povertà dei suoli, ad esempio la festuca nenuifolia. Spicca per diffusione e bellezza la gentiana pneumonanthe, che fiorisce a tarda estate. La fauna della Vauda è rappresentata essenzialmente da specie umili, in teoria a larga diffusione, ma in realtà di grande interesse in quanto sempre più rare nelle aree di pianura. Tra le specie da segnalare, il copris lunaris, grandi insetti che lavorano in coppia e sono in grado di seppellire notevoli quantità di sterco nei nidi, scavati nel terreno a dieci-venti centimetri di profondità, in cui allevano la propria prole. L'avifauna della Vauda è ricca di specie ormai in declino in tutta Europa: l'allodola, dall'intenso canto, le quaglie che nidificano senza il rischio dello sfalcio dei prati, gli ortolani e gli strillozzi che vi trovano spazio per soddisfare le loro esigenze riproduttive. Archeologia Nel 1981 vennero sequestrati a Ciriè, ad archeologi dilettanti, o 'cercatori', diverse centinaia di reperti. Da un'analisi effettuata anni dopo a cura del Museo di Antichità di Torino, 351 'pezzi' furono ritenuti 'manufatti' in pietra (quarzo), per lo più ascrivibili al Paleolitico Medio. Questi ritrovamenti sono la più antica testimonianza (alla data dell'articolo) della presenza dell'uomo nell'intera provincia di Torino, in quell'epoca.[12] SocietàEvoluzione demograficaNegli ultimi sessanta anni, a partire dal 1961, la popolazione residente è raddoppiata. Abitanti censiti[13] Amministrazione
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